Il significato di "nome promiscuo" può essere spiegato ricorrendo ad alcuni esempi , anche se, in realtà , basterebbe soltanto ...
Il significato di "nome promiscuo" può essere spiegato ricorrendo ad alcuni esempi, anche se, in realtà , basterebbe soltanto la teoria per rendere il concetto chiaro. La parola "astuccio" indica un nome di cosa, sicuramente concreto, che individua un oggetto nel quale in genere si ripongono penne, matite, colori e così via; nella lingua italiana è di genere maschile: termina per -o e vuole, perciò, l'articolo "lo", che dinanzi alla vocale viene eliso; la parola "penna", invece, indica uno strumento che consente di scrivere su superfici di vario tipo; è di genere femminile: termina per -a (anche se non tutti i nomi femminili hanno questa desinenza) e vuole l'articolo "la".
Una parola come "persona", però, è maschile o femminile? Limitandoci alla morfologia, la risposta sarà senza ombra di dubbio la seconda; termina, infatti, per -a; vuole l'articolo "la", quindi è per forza femminile: niente di più corretto, ovviamente. Ma c'è un però: andando oltre alla morfologia e pensando al referente di questo nome, e cioè all'entità che rappresenta, possiamo sempre dire che si tratti di una donna? Certo che no: la parola "persona" fa riferimento sia ai maschi sia alle femmine ed è proprio un esempio di nome promiscuo.
Venendo al dunque, i nomi promiscui sono quelle parti variabili del discorso che, pur avendo grammaticalmente un solo genere ("persona" è femminile), possono riferirsi ad ambo i sessi; pensate a parole come "vittima", "leopardo", "testimone": il primo è femminile; il secondo e il terzo, maschili; eppure, possono indicare tutti e due i generi (es. "Marco è stata l'unica vittima dell'incidente"). Facile, no?