Non capita poche volte di avere dubbi sul modo in cui firmarsi: si scrive prima il nome e poi il cognome o viceversa? Potrebbe sembrare ...
Non capita poche volte di avere dubbi sul modo in cui firmarsi: si scrive prima il nome e poi il cognome o viceversa? Potrebbe sembrare sciocco dare una risposta a un quesito che per molti è banale, visto che in genere si insegna a scrivere prima il nome e poi il cognome, ma non lo è affatto; come se non bastasse, molti non riescono a comprendere il motivo di una tale sequenza, visto che a livello burocratico - basti pensare agli elenchi dei nomi degli studenti nei registri di classe, che vengono ordinati per cognome e non per nome - i fatti stanno diversamente.
A chi vuole una prova concreta di quanto detto forniamo un aneddoto relativo agli anni in cui Giosuè Carducci, noto poeta del pieno Ottocento, fu insegnante universitario.
'Il poeta vate - racconta Aldo Gabrielli su Corriere.it - rifiutò di firmare il libretto a un suo alunno, perché questi si presento dichiarando prima il cognome e poi il nome, e non il contrario. Non è una regola, ma è l’uso, come sempre, a imporci determinati modi di fare e agire: se dovete firmarvi o indicare le vostre generalità , dovete indicare prima di tutto il nome; poi, il cognome. Non ci sono alternative'.
Questo serve per evitare confusione in casi come Rosetta Matteo, per esempio. Se non stabilissimo una norma, infatti, e in assenza dell’individuo, come faremmo a capire se si tratta di un uomo o di una donna?
Ma non è finita qui. Anche un'altra motivazione ci impedirebbe di scrivere prima il cognome e poi il nome, come si usa fare in burocrazia; il nome indica l'appartenenza del soggetto a una determinata famiglia; è come se, per esempio, nel caso di Rosetta Matteo dicessimo che Matteo appartiene alla famiglia dei Rosetta - quindi, Matteo dei Rosetta -; se invertissimo l'ordine, avremmo una sequenza errata sia linguisticamente (Rosetta Matteo dei) sia contenutisticamente: è Matteo che appartiene ai Rosetta e non viceversa.