Nuova puntata di Parole difficili : questa volta tocca a kalokagatìa . È risaputo: gli antichi greci davano molta importanza alla bellez...
Nuova puntata di Parole difficili: questa volta tocca a kalokagatìa. È risaputo: gli antichi greci davano molta importanza alla bellezza, considerandola addirittura qualcosa di trascendentale. Inoltre, erano convinti che un uomo estremamente bello dovesse essere necessariamente anche buono e dotato di un grande carattere; è proprio questo connubio, un po' strano per noi, che rappresenta il significato della parola. Potete scrivere kalokagatìa o kalokagathia; l'etimologia è la stessa in entrambi i casi: dal greco, kalos (bello) e agathos (buono). Gli eroi greci, quelli più famosi e quelli più valorosi, la maggior parte mai esistiti, incarnano quest’ideale: basti pensare ad Achille. La teoria, comunque, può essere facilmente confutata, affiancando a questa figura quella di Socrate. Certo, Achille è molto più bello di Socrate, però non si può dire in maniera assoluta che il filosofo del “io so di non sapere” abbia avuto una levatura morale inferiore a quella dell’eroe mitologico; la sua "bruttezza", perciò, non è direttamente proporzionale alle sue virtù.
Oggigiorno possiamo dire di aver sgomberato la mente da questo che non è altro che un pregiudizio, per far spazio, ahimè, ad un altro, che si esprimere in espressioni di questo tipo: “È bello ma non balla”. Questo significa che, spesso, quelli che hanno un bell'aspetto fisico e un viso curato sono aridi interiormente, non hanno contenuti e hanno come un’unica carta da giocare solamente la bellezza.
Credere ad una cosa del genere, per quanto possa essere vera in alcuni casi, è davvero da ignoranti, soprattutto se ad aggredire i bellocci sono coloro che, non sentendosi accettati, vorrebbero assomigliare a colui che ha la fortuna di non avere difetti fisici.
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