Arthur Schopenhauer era convinto che il mondo fosse avvolto da un velo creatore di mere illusione , che lui chiamò ‘ velo di Maya’ nell’op...
Arthur Schopenhauer era convinto che il mondo fosse avvolto da un velo creatore di mere illusione, che lui chiamò ‘velo di Maya’ nell’opera Il mondo come mia rappresentazione: ‘È Maya - così scrive - il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente’
Le illusioni accompagnano, dunque, l’uomo durante tutto il corso della sua vita: lui non si accorge di venire continuamente soggiogato da una forza misteriosa. Senza speranze è soprattutto colui che crede nell’amore come sentimento della completezza, dell’appagamento infinito: Eros è un diavolo maligno, l’illusione più deplorevole, che acceca gli uomini facendoli innamorare, finché non raggiungono uno degli obiettivi più importanti della volontà di vivere, l’accoppiamento, che le consente di esistere in eterno.
L’uomo. quindi, è costretto a vivere inconsapevolmente in un inferno dove lui vale poco e niente: non è lui - secondo Schopenhauer - a decidere per se stesso e crede, per giunta, che esistata davvero la vera felicità. La sua condizione, però, presenta un’ancora di salvezza, chiamata nolontà, e che sta per annientamento della voglia di vivere. Tutto, prima o poi, torna.