Un altro filosofo fa la comparsa ne Il linguaggio della filosofia : l’ empirista David Hume , criticatore spietato di tutto ciò che va o...
Un altro filosofo fa la comparsa ne Il linguaggio della filosofia: l’empirista David Hume, criticatore spietato di tutto ciò che va oltre i confini del mondo tangibile e convinto sostenitore dell'esperienza diretta come unica forma di conoscenza della realtà. Vorrei presentarvelo parlando delle sue riflessioni sulla differenza tra ‘libero arbitrio’ e ‘determinismo’, due concezioni di vita opposte, ma per Hume entrambe erroneamente interpretate. Cosa vuol dire questo?
L'uomo è davvero libero oppure la sua storia è già stata scritta? Logico è pensare che la risposta esatta sia la prima, dato che, nei limiti del possibile, facciamo tutto ciò che vogliamo; ci sentiamo svincolati da qualsiasi tipo di destino o di essere superiore che ha la capacità di muoverci come burattini.
L’empirista, però, arriva a una conclusione che definire paradossale è dire nulla: il libero arbitrio non è collegato all’indeterminismo; le nostre scelte non sono, cioè, lasciate al caso, ma sono sempre collegate ad altro, decise da altro: sono dipendenti dal proprio carattere, dalla propria volontà, dalle decisioni prese in passato; sono, quindi, sempre ‘determinate’. Ma questo vuol dire che il libero arbitrio non esiste? Non proprio.
Secondo Hume, infatti, esso non è conciliabile né con il determinismo né con l’indeterminismo. Ciò significa che le azioni umane non sono prevedibili, perché inscritte nel libro del fato, ma sono determinate da fattori caratteriali e sociali: una teoria davvero affascinante.
Pascal Ciuffreda