Le vocali italiane sono cinque , ma solo da "atone" , e cioè quando non sono accentate ; le toniche , invece, arrivano a sette ...
Le vocali italiane sono cinque, ma solo da "atone", e cioè quando non sono accentate; le toniche, invece, arrivano a sette e ad "a" "e" "i" "o" "u" vanno ad aggiungersi "ɛ" ed "ɔ", che ricordano vagamente una mezza "e" e una mezza "o"; quella che abbiamo proposto è la trascrizione fonetica delle vocali e non il modo in cui dovrete scriverle: i grafemi restano comunque "e" ed "o", in tutti i casi.
Ma cosa rappresentano questi strani segni? Le famose "o" ed "e" aperte, che trovate in parole come "cioè", "festeggiò", "marcò" e che devono avere l'accento grave; la differenza con "o" ed "e" chiuse è evidente: queste ultime si trovano in parole come "perché", "ventitré", "affinché", "ahó" e necessitano, invece, dell'accento acuto; vale la pena sottolineare, dunque, che l'accento cambia in base alla pronuncia della vocale.
Per rendere più chiare le idee, qui di seguito vi riproponiamo il triangolo vocalico - sulla cui spiegazione ci siamo già soffermati in un precedente intervento -, che mette chiaramente in evidenza come le vocali toniche siano sette e non cinque: