David Hume era convinto che ogni religione fosse affetta da una malattia cronica , che può prendere il nome o di superstizione oppure d...
David Hume era convinto che ogni religione fosse affetta da una malattia cronica, che può prendere il nome o di superstizione oppure di fanatismo, le due forme di corruzione della vera religione, scriveva il filosofo. L'una è l'opposto dell'altra ed entrambe hanno effetti differenti sull'uomo, che tende a lasciarsi distruggere e impaurire esageratamente da cose inesistenti, frutto solo della più bizzarra suggestione; per contro, può addirittura esaltarsi a tal punto di credere di essere un prodigio della natura.
Debolezza, paura, malinconia, insieme con l'ignoranza, sono dunque le vere fonti della superstizione: il filosofo è convinto che questa nasca dall'ignoranza, perciò quelle religioni che fanno leva sulle paure più assurde e astratte dell'uomo possono utilizzarla come un utile strumento di sottomissione dei più deboli, creando così una società composta da cani obbedienti e fedeli, pronti a fare di tutto per allontanare il male, e da preti addomesticatori: è così che nasce la migliore delle società ecclesiastiche, secondo Hume. I 'religiosissimi' sono convinti di poter estirpare i loro dolori solo attraverso vane pratiche rituali, che alcune volte possono essere anche inconcepibili per un uomo che ragiona rettamente: è la paura che comanda, che spinge a far tutto per una finta felicità , anche a sacrificare qualcosa di sé stessi, la propria libertà soprattutto. Lo schiavo della superstizione è dunque un depresso che si sente completamente incapace di avere un contatto, anche il più fugace, con Dio, e pone così la sua fiducia, le sue speranze, nei preti - o in personaggi che svolgono attività simili - e nelle pratiche religiose di purificazione.
Nasce da uno stato d'animo nettamente diverso il fanatismo: speranza, orgoglio, presunzione, una calda immaginazione insieme con l'ignoranza, sono dunque le vere fonti del fanatismo, scrive il filosofo. Radice comune del fanatismo e della superstizione, dunque, è sempre l'ignoranza dell'uomo, quell'annebbiamento della ragione che lo fa sentire o troppo miserabile o troppo potente. Ebbene sì, il fanatico non è altro che un arrogante, convinto di riuscire a raggiungere la divinità senza alcun tipo di aiuto religioso, poiché instaura, si illude di instaurare, un rapporto esclusivo con Dio. Detto questo, se la superstizione rende gli uomini docili e mansueti, il fanatismo, invece, li rende liberi e gonfi di presunzione; non fanno parte, cioè, del 'gioco clericale'. I fanatici, perciò, non sono prede delle paure che tormentano i superstizioni: danno vita a piccole sette che spesso deperiscono sul nascere perché formate da pochi membri, a differenza delle enormi 'società della religione superstiziosa'.
Oggi, nel mondo, ci sono più superstiziosi o fanatici?
Pascal Ciuffreda