I pidgin e i creoli sono delle realtà linguistiche molto particolari: immaginate un commerciante italiano costretto, per via della sua at...
I pidgin e i creoli sono delle realtà linguistiche molto particolari: immaginate un commerciante italiano costretto, per via della sua attività lavorativa, a interagire con un gruppo di africani, in un contesto in cui né il primo né i secondi si comprendono, non avendo neanche una lingua in comune (né inglese né francese: nulla, insomma); cercheranno di interagire in qualche modo, e non lo faranno attraverso semplici gesti: potrebbero utilizzare, per esempio, delle parole semplici; eviteranno sicuramente le proposizioni subordinate, in quanto davvero complesse; ai fini della comunicazione, quindi, le loro interazioni saranno semplicissime.
Se la strategia dovesse funzionare - e sicuramente funziona a lungo termine -, i parlanti avranno trovato tra loro 'qualcosa in comune', un mezzo che, seppur non codificato dalla grammatica, permette a tutti di interagire; questo sistema di comunicazione viene definito "pidgin".
I contatti tra i popoli nel corso della storia sono stati tantissimi, e lo sono tuttora: pensate a tutti gli empori commerciali che nacquero a partire dal Quattrocento oppure ai contatti tra dominatori e coloni, nell'ambito della colonizzazione; e che dire di quando ci si trova a dare indicazioni a qualcuno che non conosce nessuna delle lingue che noi, invece, conosciamo? Si sviluppano, insomma, dei modi di comunicare occasionali, che si esauriscono quasi nell'immediato; tornando all'esempio del commerciante, una volta terminata la collaborazione, questi andrà via dall'Africa e dimenticherà tutto; lo stesso varrà per i suoi conoscenti.
Potrebbe succedere, però, che a trasferirsi siano più commercianti e che questi restino in contatto con africani e africane per molto tempo, magari per anni e anni; i nascituri potrebbero dar vita pian piano a una comunità diversa da quella originaria, un piccolo gruppo o destinato a crescere col tempo o a restare così com'è, ristretto e chiuso in sé; è comunque il concetto di "piccolo gruppo di parlanti" che va messo in evidenza: in questo caso, il sistema di comunicazione utilizzato non sarà più occasionale; si delineeranno col passare del tempo, infatti, i tratti di una lingua dalla grammatica semplice, che tutti condivideranno; come dire, un pidgin più evoluto che viene definito "creolo". Il giamaicano, pensate, si è formato proprio in questo modo: non era una lingua materna, ma lo è diventata.
Esiste anche uno stadio "post-creolo", che definiamo "continuum post-creolo" e che è tipico di una lingua creola vicinissima una lingua standard; in altri termini, è come se in Italia un creolo si avvicinasse sempre di più all'italiano in tutti i suoi tratti, fino ad esserne assorbito.
Il caso non gioca sempre brutti scherzi: la nascita di una nuova lingua è qualcosa di fantastico.