Sbagliare i verbi in qualsiasi testo scritto non è cosa da poco, soprattutto se incappate in terribili errori . Pensate, per esempio, a...
Sbagliare i verbi in qualsiasi testo scritto non è cosa da poco, soprattutto se incappate in terribili errori. Pensate, per esempio, all'utilizzo del condizionale, laddove serve il congiuntivo, oppure alla regolarizzazione di forme irregolari (così come è avvenuto nel lento passaggio dal latino all'italiano). Ci sono, insomma, degli errori da evitare assolutamente, la cui gravità può essere senz'altro paragonata a quelli già elencati nello speciale di qualche tempo fa.
Utilizzare i modi e i tempi del verbo corretti
Fate attenzione, in particolar modo, alla differenza tra passato prossimo e passato remoto; anche se, a seconda delle aree geografiche, si utilizza o uno o l'altro principalmente, i due tempi non vanno utilizzati come se fossero indistinti. Non dimenticate, inoltre, che l'uso dell'imperfetto non va confuso con quello dei già citati passato prossimo e passato remoto: l'imperfetto indica generalmente un'azione non ancora compiuta nel passato. Per esempio:
(A) Stavo facendo un disegno, quando irruppe lui
L'azione espressa dal verbo fare non è compiuta: qualcuno stava facendo un disegno, ma, quando racconta, si capisce che non l'ha ancora finito. L'imperfetto può essere utilizzato in molti altre occasioni: quando il verbo, per esempio, esprime l'idea di continuità nel passato. Prendete in considerazione questa frase:
(B) Facevo sempre spinning quando andavo in palestra
In alcuni casi, può essere utilizzato anche per rendere più 'gradevole' il tono di una richiesta:
(C) Volevo prenotarmi per l'esame
Come vedete, insomma, ha uno statuto completamente diverso rispetto agli altri tempi.
Non confondete il condizionale con il congiuntivo, né con l'indicativo
Dovete essere in grado di stabilire quando la proposizione necessita del condizionale, legato in linea di massima ai desideri; del congiuntivo, modo dell'irrealtà e delle ipotesi (sempre in linea di massima); infine, all'indicativo, modo della realtà e della certezza. Partiamo dalla differenza tra indicativo e congiuntivo, da queste frasi in particolare:
(D) Penso che lui sia davvero bravo
(E) Dico che lui è davvero bravo
Le frasi sono le stesse, ma cambia il verbo della principale (nel primo caso è pensare; nel secondo è dire). Anche il modo della subordinata (la frase introdotta dal che) è diverso: nel primo caso è congiuntivo presente; nel secondo è indicativo presente. Potremmo stare qui a parlare ore e ore di realtà, irrealtà e così via (e, in effetti, sono criteri che aiutano nella scelta), ma alla fine dei conti il parametro è un altro: ci sono dei verbi (come quelli che esprimono un giudizio, un pensiero o una ipotesi) che vogliono il congiuntivo e verbi che, invece, dando l'idea di certezza e sicurezza (dire, per esempio), necessitano dell'indicativo.
Per quanto riguarda il condizionale, il suo utilizzo va circoscritto al periodo ipotetico (es. Non farei questa cosa, se tu non me lo chiedessi) o all'espressione di una azione futura nel passato. Chiariamo quest'ultimo punto con una frase:
(F) Pensavo che non saresti venuto più
Anche se c'è il che, la subordinata non vuole il congiuntivo, ma il condizionale: in questo caso, infatti, pensava (nel passato) al futuro (e, cioè, che l'interlocutore non sarebbe venuto più). Se avessimo scritto:
(G) Pensavo che non fossi più venuto
Avremmo dato un altro significato alla frase. In questo caso l'interlocutore è già presente, ma chi parla se n'è accorto tardi (avendo dato per scontato che non ci sarebbe stato); nel primo caso, invece, l'interlocutore era appena arrivato. La distinzione non è semplice, ma questo grafico dovrebbe chiarirvi le idee:
Attenzione al periodo ipotetico
Se io fossi lì, ti aiuterei: questo è un esempio di periodo
ipotetico, costituito da una subordinata (introdotta da congiunzioni subordinanti, come se) col congiuntivo e una principale col
condizionale. Fate attenzione a non utilizzare il condizionale invece
del congiuntivo. Nella fattispecie del caso, se doveste scrivere * se io sarei lì,
ti aiuterei, commettereste un grave errore.
Non regolarizzare forme irregolari
Se non avete certezze sulla coniugazione del verbo e pensate che sia irregolare, non azzardate: esiste il vocabolario, e molti dizionari dei verbi, tra l'altro. Dovete utilizzarli, non c'è altra soluzione: molte forme si imparano parlando, ma non tutte possono essere conosciute (al massimo potete arrivarci per analogia); ecco perché non bisogna rischiare.
I verbi composti vanno coniugati seguendo il verbo base
Se un verbo è composto - disfare, disdire, soddisfare, interdire e così via - dovete coniugarlo, seguendo il verbo base: i precedenti interventi su soddisfando/soddisfacendo, interdivo/interdicevo e tutte le altre questioni di grammatica affrontate vi chiariranno le idee.
Consapevolezza, sinonimi e significato del verbo
Esistono
i sinonimi, è vero, ma vanno dosati: se esiste quella parola, sarà
quella che dovrete cercare di utilizzare sempre nel contesto che la
richiede. Non usate, insomma, parole tappabuchi: meglio risultare ripetitivi (e non utilizzare sinonimi) che forzare il testo con qualcosa di inappropriato.
Se pensate che manchi qualcosa, non esitate a scriverlo: l'articolo sarà soggetto a numerosi aggiornamenti.