La Commedia di Dante condannata all'indice: sono queste le ultimissime sull'indiscusso capolavoro della nostra cultura, e non una...
La Commedia di Dante condannata all'indice: sono queste le ultimissime sull'indiscusso capolavoro della nostra cultura, e non una brillante rivisitazione. Il poema, pensate, si farebbe portatore di messaggi e contenuti altamente offensivi: i canti XXXIV, XXIII, XXVII, XIV dell'Inferno, in particolare, sarebbero ricchi di razzismo, omofobia, islamfobia e antisemitismo. A notare questo non è gente che conosce solo per sentito dire la Commedia dantesca, ma una organizzazione no profit e non governativa, Gherusch92, impegnata a tal punto nella difesa dei diritti umani da condannare tutto ciò che potrebbe minacciarli anche minimamente.
'Vietate la Divina Commedia - così hanno esordito negli ultimi giorni i ricercatori della Gherusch92 -, ha contenuti antisemiti, razzisti, omofobici e contro l'Islam', riferendosi alla sorte che viene assegnata ai sodomiti da Alighieri: sono costretti a correre per l'eternità colpiti da palle di fuoco che piovono dal cielo; semmai qualcuno di loro dovesse fermarsi, verrebbeinchiodato al suolo per cento anni. Questo succede nell'Inferno; nel Purgatorio, invece, i sodomiti, insieme ai lussuriosi, camminano nel fuoco in direzioni diverse.
La presidente della Gherusch92, Valentina Sereni, spiega chiaramente il suo disappunto: 'Non invochiamo né censure né roghi, ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità, che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L’arte – continua Sereni – è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni - prosegue -, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani, ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell’Inferno e del Purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell’opera, evidentemente, non rimuovono'.
Le motivazioni della Sereni non sono da condannare in toto - nessun riferimento, infatti, è stato inventato -; la proposta dell'associazione, che, in sintesi, è quella di epurare il poema, prescinde, però, da un dato di fatto importantissimo, e cioè dalla contestualizzazione di un'opera che risale a oltre settecento anni fa (non parliamo di letteratura contemporanea, insomma...) e di un autore che, pur essendo il padre della letteratura italiana, è figlio della sua epoca. La Sereni, per di più, ha sottovalutato notevolmente la figura dell'insegnante, l'importanza del rapporto docente-allievo e dei dibattiti che sicuramente scaturiscono da temi di una portata così rilevante.
Che abbia voluto semplicemente far parlare (un po' troppo) di sé?
Che abbia voluto semplicemente far parlare (un po' troppo) di sé?