Come si scrive? "Stò" o "sto"? "Sto'" è corretto? Ed è sbagliato dire "sto nervoso"? Guida all'uso del verbo "stare"
Se pensate che si possa scrivere "stò" o "sto" indifferentemente, vi sbagliate di grosso: si scrive "sto" e non esistono alternative possibili, perché, come vogliono le regole dell'accentazione, in linea di massima un monosillabo (cioè una parola costituita da una sola sillaba) può essere accentato solo quando esiste il corrispettivo omografo: per esempio, accentiamo "sì" avverbio di valutazione per distinguerlo da "si" particella pronominale (le due parole si chiamano "omografe", proprio perché si scrivono allo stesso modo: è più corretto dire "omonime", in realtà, perché anche la pronuncia è la stessa).
Il verbo "stare" alla prima persona singolare dell'indicativo presente non vuole mai l'apostrofo: se il dubbio sull'uso dell'accento è legito - visto che qualcuno potrebbe essere indotto a sbagliare da forme come "dà", "sì", "lì" e così via -, quello sull'apostrofo non è giustificabile: non avviene alcun troncamento, così come in "sta'", che sta per "stai", quindi l'uso di questo segno paragrafematico è sbagliato.
"Sto", insomma, si scrive senza accento, perché, in questo caso, pur impiegando più energia per pronunciare la -o finale (visto che è l'unica vocale della parola), la sua presenza è decisamente superflua; non esistono, infatti, altri termini che, scritte come "sto", abbiano il suo stesso significato; l'accento, dunque, perde la sua funzione distintiva. Ma veniamo al secondo problema.
Il verbo "stare" alla prima persona singolare dell'indicativo presente non vuole mai l'apostrofo: se il dubbio sull'uso dell'accento è legito - visto che qualcuno potrebbe essere indotto a sbagliare da forme come "dà", "sì", "lì" e così via -, quello sull'apostrofo non è giustificabile: non avviene alcun troncamento, così come in "sta'", che sta per "stai", quindi l'uso di questo segno paragrafematico è sbagliato.
"Sto", insomma, si scrive senza accento, perché, in questo caso, pur impiegando più energia per pronunciare la -o finale (visto che è l'unica vocale della parola), la sua presenza è decisamente superflua; non esistono, infatti, altri termini che, scritte come "sto", abbiano il suo stesso significato; l'accento, dunque, perde la sua funzione distintiva. Ma veniamo al secondo problema.
"Sto nervoso" è corretto?
Il verbo "stare", che appartiene alla prima delle tre coniugazioni (-are, -ere, -ire) viene utilizzato molto spesso al posto del verbo "essere" in espressioni che generalmente contengono un ordine o una estortazione, come: 'Stai zitto!' 'stai calmo!' e così via; il suo utilizzo, in questo caso, non solo è legittimo, ma è anche obbligatorio (non può essere sostituito, infatti, con le varie forme flesse del verbo "essere", quindi, per esempio, con *Sii zitto, *Sia zitto).
Il discorso è diverso per frasi come "sto nervoso" "sta fatto bene" e via dicendo, in cui la sostituzione è sgradevole e marcata diastraticamente verso il basso (significa che questo tipo di deviazioni dalla norma appartengono soprattutto a persone che, per un motivo o per l'altro, non hanno potuto approfondire le loro conoscenze sulla lingua italiana); le uniche forme accettate, infatti, sono "è fatto bene", "sono nervoso".
Questi errori sono registrati soprattutto nel Meridione: appartengono allo stesso italiano regionale caratterizzato da frasi come "hai chiamato a Mario?", dove il complemento oggetto è preceduto da una preposizione (ed è sbagliato, visto che l'oggetto, essendo diretto, non lo è quasi mai). Tutte queste forme, essendo 'regionali' e non appartenendo all'italiano standard (quello codificato nelle grammatiche), vanno assolutamente evitate, almeno nei registri più controllati (compiti in classe, interrogazioni, discussioni con persone colte, presentazioni pubbliche, colloqui di lavoro e via dicendo).
Non è nulla di complicato: un po' di impegno e di errori grossolani come questi non ci sarà più traccia.
Non è nulla di complicato: un po' di impegno e di errori grossolani come questi non ci sarà più traccia.