La religione cattolica a scuola può essere considerata una materia d'insegnamento a tutti gli effetti? Questa è stata la domanda ch...
La religione cattolica a scuola può essere considerata una materia d'insegnamento a tutti gli effetti? Questa è stata la domanda che si è posto Francesco Profumo, alla quale ha dato una risposta che ha scatenato polemiche a non finire tra i membri del clero e non solo: "Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso. Sarebbe meglio adattare l’ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica". Un'alternativa che potrebbe essere presa in considerazione, soprattutto nella società in cui viviamo: essendo il nostro uno stato multietnico - non come l'America, certo, ma comunque aperto, almeno sulla carta, a più culture -, la scuola non deve porre gli studenti dinanzi a una scelta drastica: o impari gli insegnamenti della religione cattolica o salti le ore dedicate a questa disciplina.
Profumo, comunque, non è stato di certo il primo a dare una risposta di questo tipo; nel 1999, infatti anche Luigi Berlinguer si mostrò favorevole alla decisione di cancellare definitivamente dal programma scolastico l'ora di religione, affermando che "a scuola bisogna fare cultura e non catechesi"; volendo, quindi, un insegnamento completamente laico.
Il nostro Ministro dell'Istruzione vuole stare al passo coi tempi, visti i cambiamenti dovuti al fenomeno della globalizzazione, ispirandosi ai progetti andati in porto in altri paesi dell'Europa: in Belgio, per esempio, non si insegna più religione, bensì etica laica; e anche il ministro Vincet Peillon presto introdurrà questa novità nel sistema scolastico francese.
La dichiarazione di Francesco Profumo, ovviamente, non sta marcendo tra l'indifferenza; anzi, il Vaticano - assieme al viceministro vaticano all'Educazione cattolica Angelo Zannini - ha immediatamente assunto una posizione a difesa delle ore di cattolicesimo, mettendo in evidenza due effetti collaterali a cui potrà portare l'iniziativa del Ministro dell'Istruzione: la relativizzazione di ogni cultura e l'importanza data a una sola identità (o quella laica o quella cristiana); quest'ultimo, però, è un problema già esistente, dato che in tutte le classi delle scuole è obbligatorio, per fare solo un esempio, avere almeno un crocifisso.
Contro Profumo, anche monsignor Gianni Ambrosio, il quale sottolinea che la religione non è nella maniera più assoluta una lezione di catechismo. L'insegnamento della religione - secondo quest'ultimo - oggi serve per spiegare l'attuale realtà formata da una diversità (di usi, costumi, e religioni) che non può passare di certo inosservata. Quindi, il cattolicesimo scolastico come guida per amare tutti senza distinzione e accettare la polifonia culturale?
Dalla parte del "ministro tecnico", invece i radicali: "Oggi nelle scuole italiane non si insegna storia delle religioni, ma si
fa catechismo coi soldi pubblici. E non basta rivedere i programmi
perché quell'ora è anche gestita dalla Chiesa cattolica".
E voi, da che parte state: condividete il pensiero del ministro Profumo oppure credete che la religione a scuola non debba essere intaccata per alcuna ragione?