Giambattista Vico e i tempi dell'uomo Giambattista Vico è stato un filosofo che ha voluto realizzare un grandissimo progetto: scopr...
![]() |
Giambattista Vico e i tempi dell'uomo |
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWQaOgmpCIjCGsNqRTwDLrVllf3G0GU-bT4PD9M0a178yuPUgxa2pzoe7K4EhThlg4xfG5CVCGWBx4MMV6aT-sYodbRfYt5O5rlJTaOpq9oYYBusk5arTHmIbJQECih_rfjwkPVeyl_L3F/s320/zeus.jpg)
La mitologia è stato lo strumento mediante il quale gli uomini hanno potuto descrivere la realtà secondo il loro modo personale di percepirla. Molti antropologi e filologi credono che questi primi uomini-scrittori fossero stati gli unici a saper parlare con un linguaggio variopinto (ricco di espressioni), poetico: solo ed esclusivamente gli uomini di grande genio, quindi, erano capaci di creare dei miti stupefacenti. Secondo Giambattista Vico, invece, non c’è nulla di più sbagliato di questa concezione: il linguaggio poetico è un vero e proprio linguaggio universale, l’unica maniera di esprimersi di tutti gli uomini. I miti, per questo, non sono forzieri meravigliosi che contengono una sapienza riposta (un sapere nascosto da un linguaggio poetico difficile da decifrare), ma di una sapienza volgare, una sapienza appartenuta – in senso strettamente etimologico, quindi - a tutto il volgo: al popolo.
Nella sua opera intitolata De constantia iurisprudentiae scrive, infatti:
“L’errore consiste in questo: che si pensò sempre che la lingua poetica fosse lingua peculiare dei poeti, anziché lingua comune. La verità è invece che le lingue sono conservate dalla religione e dalle leggi. Tutti dicono che i poeti fondarono le false religioni e poi, con le religioni, le città ; affermano anche che i poeti sono stati i primi scrittori e non riconosco quello che ci sta accanto: che cioè la lingua poetica fu la prima lingua delle genti, con la quale furono fondate le loro prime leggi e le loro prime religioni”
La poesia, dunque, è la forma primitiva del linguaggio: tutti si esprimevano così, nessuno escluso. L’uomo che un tempo fu poeta, però, oggi, nel periodo denominato da Vico "tempo propriamente storico", si esprime con un linguaggio artificioso. L’essere umano ha così perduto per sempre la sua originaria e pura maniera di comunicare poetando.