"Si vis pacem para bellum", che significa? " Si vis pacem pare bellum " è una tra le frasi latine più famose e sig...
"Si vis pacem para bellum", che significa? |
"Si vis pacem pare bellum" è una tra le frasi latine più famose e significa: "se vuoi la pace, prepara la guerra". Affonda le sue origini in "Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum", periodo attribuito a Publio Vegezio Renato; in particolare, al terzo libro del suo Epitoma rei militaris (conosciuta anche con il nome di De re militari), incentrato prevalentemente sull'arte della guerra.
Anche Cornelio Nepote, celebre storico romano, ha utilizzato questo detto, apportandovi, però, alcune modifiche, nella sua Epaminonda: "Paritur pax bello" ("La pace si ottiene con la guerra"). Nel passo seguente, tratto dall'opera, emerge proprio questo aforisma (in stampatello minuscolo alla fine del periodo):
La pace macchiata dal sangue della guerra |
"Fuit etiam Epaminondas disertus, ut nemo ei Thebanus par esset eloquentia, neque minus concinnus in brevitate respondendi quam in perpetua oratione ornatus. Habuit obtrectatorem Menecliden quendam, indidem Thebis, et adversarium in administranda re publica, satis exercitatum in dicendo, ut Thebanum scilicet: namque illi genti plus inest virium quam ingenii. Is, quod in re militari florere Epaminondam videbat, hortari solebat Thebanos, ut pacem bello anteferrent, ne illius imperatoris opera desideraretur. Huic ille: "Fallis - inquit - verbo cives tuos, quod hos a bello avocas: otii enim nomine servitutem concilias. Nam paritur pax bello. Itaque qui ea diutina volunt frui, bello exercitati esse debent. Quare si principes Graeciae vultis esse, castris est vobis utendum, non palaestra".
Questa, la traduzione:
"Epaminonda fu anche un buon oratore, al punto che nessun tebano gli era pari nell’eloquenza e non meno arguto nell'incisività del rispondere e elegante nel discorso continuato. Ebbe come denigratore un certo Meneclide, pure di Tebe, e antagonista nell’amministrare lo Stato, abbastanza abile nel parlare, s’intende come tebano: e infatti in quella popolazione ci sono più forze che mente. Egli, poiché vedeva che Epaminonda eccelleva nell’arte militare, soleva esortare i Tebani ad anteporre la pace alla guerra, perché non venisse richiesta l’opera di quello come comandante. Quegli a costui: “Inganni con la parola i tuoi concittadini, poiché distogli questi dalla guerra: infatti in nome della pace favorisci la schiavitù. Infatti la pace è generata dalla guerra. Pertanto coloro che vogliono goderne a lungo devono essere esercitati alla guerra. Perciò se volete essere i primi della Grecia, dovete addestrarvi nell’accampamento, non in palestra".
Vittime di guerra |
Cicerone, come Nepote, ha fatto propria questa massima, che si può leggere nella VII Filippica: "Si pace frui volumus, bellum gerendum est" ("Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra").
"Si vis pacem para bellum" è stato usato non solo dai latini, ma anche più di un centennio fa da due uomini illustri, durante un incontro importante: quello del 1898, tra lo zar Nicola II e il presidente francese Faure; esso ha segnato l'alleanza tra due superpotenze, permettendo - secondo alcuni storici - il ritardo dello scoppio della Prima Guerra Mondiale di ben 16 anni.
E voi, siete convinti che la pace si faccia solo con la guerra?