Riassunto del Decameron di Giovanni Boccaccio: temi, struttura e protagonisti di un'opera che ha segnato la prosa e la lingua italiana fino al Settecento
Il Decameron di Giovanni Boccaccio è un indiscutibile punto di riferimento nel mondo della prosa italiana: la sua eredità ha condizionato lo sviluppo della nostra lingua fino al Settecento, più di tutti quegli autori che ne hanno seguito le orme, almeno in linea di massima (uno degli esempi più famosi è costituito dal Trecentonovelle di Franco Sacchetti, redatto forse agli inizi del 1392, e comunque diverso nella struttura).
La raccolta di novelle è stata scritta fra il 1348 e il 1353. Particolarmente significativa è la data del 1348, l’anno della peste: nella storia, infatti, il narratore racconta che a causa della peste a Firenze sette fanciulle e tre giovani decidono di ritirarsi in campagna per sfuggire alla malattia, e di trascorre il tempo “novellando”, ossia raccontando delle novelle agli altri.
La struttura del Decameron e i protagonisti
I protagonisti sono caratterizzati tra loro ma non profondamente a livello psicologico; questo, però, non ha impedito a Vittore Branca, il più grande boccaccista del Novecento, di mettere in evidenza proprio l'espressivismo e la caratterizzazione del Decamerone; appaiono quindi come dei personaggi piatti, ma fino a un certo punto. Tale racconto, comunque,costituisce la cornice; si organizzano poi dieci giornate, in ciascuna della quali ogni narratore racconterà una novella, per giungere al numero di cento ("Decameron" significa proprio "[opera di] dieci giornate"). Ogni giornata ha un re o una regina, a turno, che decide quale tema trattare all’interno della propria novella.
Tale struttura, che apparentemente ricorda il rigoroso numero cento dantesco, viene però variata dall’interno; l’ordine quindi, pur presente, non viene rispettato. Innanzitutto, la prima e la nona giornata sono a tema libero; inoltre, Dioneo ottiene non solo il privilegio di raccontare sempre per ultimo, ma anche di trattare sempre un tema libero, slegato dalla giornata. Infine, il numero totale delle novelle non è cento, poiché nel proemio alla IV giornata il narratore interviene a raccontare una ulteriore novella, quella delle papere. La mancanza di un ordine rigoroso, o i suoi stravolgimenti interni, serve all’autore per ricordarci che non esiste una prospettiva teologica compiuta; esiste invece un ordine umano, che si può riscontrare in una serie di simmetrie.
Decameron, i temi nelle novelle delle dieci giornate
La prima novella della prima giornata è quella di Ser Ciappelletto, il peggior uomo che sia mai esistito sulla terra; all’opposto, l’ultima della decima giornata ha per protagonista Griselda, donna di somma virtù. Si può poi individuare una struttura simmetrica: prendendo la VI giornata come centro (la virtù della parola), si vede che le due giornate precedenti riguardano l’amore, mentre le due successive (VII e VIII) trattano il tema dell’intelligenza umana. La struttura d’ordine si nota anche tra novella e novella, poiché a volte esse costituiscono dei dittici per opposizione o per simmetria.
Per comodità riportiamo uno schema dei temi e dei re o regine:
- Tema libero (Pampinea)
- Avventure a lieto fine (Filomena)
- Il tema dell’industria (Neifile)
- Amori infelici (Filostrato)
- Amori felici (Fiammetta)
- Virtù della parola (Elissa)
- Beffe delle mogli ai mariti (Dioneo)
- Altre beffe (Lauretta)
- Tema libero (Emilia)
- Liberalità (Panfilo)
Nelle novelle, l'industria umana
Nel Decameron si incontrano alcuni temi ricorrenti. Innanzitutto l’industria umana, che costituisce la capacità di superare gli ostacoli che ci vengono posti davanti. L’industria è l’iniziativa umana, che cerca di dominare la realtà a proprio vantaggio; non c’è quindi un’accezione morale, poiché il narratore non giudica moralmente le azioni dei suoi personaggi, se queste servono loro per sfuggire da situazioni pericolose o problematiche. Un esempio è Andreuccio da Perugia (II, 5), che impara a cavarsela e non si fa infine scrupolo a rubare l’anello di un vescovo per poter riavere le proprie sostanze, o almeno parte del capitale iniziale.
La fortuna (antagonista dell'industria) fra i temi principali
La fortuna è poi una delle tematiche principali. Essa costituisce una variabile imprevedibile, non regolata da Dio; in qualche modo costituisce l’antagonista dell’industria, poiché è indipendente dall’uomo. Costituisce quindi una forza irrazionale che può essere avversa all’uomo, ma anche favorevole (esemplare, in questo caso, la novella di Landolfo Rufolo (II, 4). Si può osservare che l’importanza data alla fortuna risponde a una precisa condizione storica, ossia al trionfo della borghesia mercantile, poiché il mercante crea o distrugge la propria ricchezza anche sulla base della fortuna. Boccaccio mostra di apprezzare chi riesce ad acquistare denaro. La fortuna può anche essere superata attraverso l’onestà , ossia attraverso una virtù sociale, che recuperi i valori degli antichi trasportandoli nella modernità , senza però guardare solo alla vita celeste, ma al contrario: essendo ben consapevoli della realtà e della natura dell’uomo.
L'amore grande protagonista: mai celeste o divino
L’amore è decisamente presente in molte novelle, e protagonista di alcune giornate. È una forza che muove l’uomo e a volte riesce a stuzzicarne l’industria; è però una forza terrena e umana, non celeste o divina. L’amore non deve mai essere frenato (e ciò costituisce una differenza notevole con la tradizione dantesca), tanto che si può dire che, pur di ottenere l’oggetto d’amore, bisogna fare di tutto. Può anche essere licenzioso e viene così narrato; Boccaccio è infatti intenzionato a creare una letteratura laica, lontana dal moralismo.
Il sesso e la censura dell'Inquisizione
Il sesso è presente nelle novelle, anche in modo esplicito, ma non è mai osceno; semmai rappresentato con naturalismo. Tale atteggiamento non venne compreso dalla tradizione successiva, tanto che il Decameron fu censurato dall'Inquisizione durante la Controriforma e girò in una versione “alleggerita” e “purificata", almeno a livello contenutistico: dal punto di vista linguistico, invece, chi intervenne sull'opera di Boccaccio (per esempio, Lionardo Salviati) riuscì a salvaguardarne la patina arcaica, che tanto avrebbe pesato sulla storia della nostra lingua.