Perché si dice "anno sabbatico" e a cosa fa riferimento questo gruppo di parole? Siamo sempre in presenza di un lungo periodo di riposo?
Si dice "anno sabbatico" un periodo di interruzione dell'attività lavorativa, che in Italia può arrivare anche a due anni, per motivi in genere legati all'aggiornamento e alla ricerca: strictu sensu, in effetti, quest'anno è richiesto dai docenti universitari, che, firmati tutti i documenti del caso, vengono esentati dall'attività dell'insegnamento per esempio per dedicarsi alla stesura di libri o saggi.
Prendiamo la definizione di "sabbatico" dal dizionario Sabatini-Coletti, per vederne tutte le sfaccettature
"Sabbatico [sab-bà-ti-co] o sabatico agg. (pl.m. -ci, f. -che). Anno s. 1. L'anno ogni sette nel quale gli antichi Ebrei non lavoravano i campi, si condonavano i debiti e si liberavano gli schiavi 2. Attualmente indica, in ambito universitario, l'anno in cui un docente è esentato dall'insegnamento a fini di studio".
Perché si dice "anno sabbatico"?
Precisato il significato, sottolineando che oggi, per estensione, il sintagma fa riferimento anche a un lungo periodo di vacanza (inteso pure come periodo di riflessione), vediamo perché si dice "anno sabbatico": la parola è collegata a "sabbato", giorno della settimana in cui gli ebrei erano tenuti al riposo (sull'esempio di Dio, che creò il mondo in sei giorni e il settimo si riposò); ogni sette anni, sempre gli ebrei sospedendevano il lavoro nei campi per far riposare la terra: è come se, insomma, questo settimo anno sia collegato al settimo giorno della settimana.
Ma perché "sabbatico" si scrive preferibilmente con due b, invece che con una? La risposta va cercata nella base della parola, cioè in "sabbato", parola che gli studiosi fanno derivare dall'ebraico šabbāt(t), a sua volta derivazione della radice š b t: in origine il termine aveva proprio la doppia bilabiale e non la scempia come in "sabato" (grafia, quest'ultima, che giustifica la presenza di "sabatico").