Questo riassunto sull'Illuminismo in Italia vi permetterà di affrontare nel migliore dei modi temi, saggi brevi e interrogazioni. Ecco una utile guida al tutto il Settecento
Questo riassunto sull'Illuminismo nella letteratura italiana non può che partire da un elementare dato di fatto: siamo dinanzi a una corrente filosofica e di pensiero che non nasce in Italia ma che trova diffusione anche nel nostro paese.
Il punto focale è la lotta contro l'irrazionalità e contro i pregiudizi e l'ignoranza politica (da questo deriva la celebre espressione "lumi della ragione"), così come spiegato dalla definizione di Immanuel Kant, il cui pensiero è da considerarsi l'espressione più alta dell'Illuminismo filosofico.
Il punto focale è la lotta contro l'irrazionalità e contro i pregiudizi e l'ignoranza politica (da questo deriva la celebre espressione "lumi della ragione"), così come spiegato dalla definizione di Immanuel Kant, il cui pensiero è da considerarsi l'espressione più alta dell'Illuminismo filosofico.
In Italia l'Illuminismo assume caratteri particolari e specifici rispetto alla Francia, che è il paese di irradiazione del nuovo modo di pensare: è infatti pragmatico e tende a preferire alla discussione e alla filosofia la rielaborazione dei principi in funzione di contesto concreto, pensando dunque alla possibile applicazione reale.
I centri di diffusione dell'Illuminismo sono in particolare due città , Napoli e Milano; nella città partenopea la riflessione è di stampo filosofico e astratto, e si pratica soprattutto nelle accademie e nei circoli, ossia in centri chiusi in cui gli intellettuali comunicano tra loro. Le loro idee trovarono terreno fertile nella politica di Carlo di Borbone (sul trono dal 1734), ma vennero arrestate poi nel 1759 dall'ascesa su trono di Ferdinando IV; torneranno a farsi sentire con i moti di fine secolo.
A Milano invece i temi sono principalmente economici e politici, e la riflessione, di stampo concreto, si attua in un clima di collaborazione reciproca. Per essere ancora più precisi, i milanesi devono essere considerati dei riformisti, non dei rivoluzionari (come spesso sono invece visti i francesi); essi sono moderati e non radicali, e il loro obiettivo è migliorare alcuni aspetti delle istituzioni politiche, non sovvertire l'ordine precostituito. L'aspetto notevole dell'illuminismo italiano è la costituzione di una classe culturale di intelletuali che poteva collaborare con l'amministrazione del potere, a differenza della prima metà del secolo, in cui si erano distinte figure notevoli, ma isolate, di pensatori, come Gianbattista Vico e Ludovico Muratori.
Autori e generi dell'Illuminismo italiano
Il genere letterario caratteristico è quello del libello o pamphlet, ossia un breve trattato, densamente argomentato, in cui l'autore espone le proprie idee e giustifica le riforme che vuole proporre. È comune che gli intellettuali si rispondano tra loro con opere successive, instaurando così un dialogo attraverso la letteratura.
Espressione significativa dell'Illuminismo lombardo è il Caffè, un periodico voluto dai fratelli Verri, Alessandro e Pietro.
Forse però l'opera più rappresentativa, soprattutto per la sua risonanza in Europa, è Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. Il testo venne scritto nel 1763 e pubblicato l'anno successivo. Beccaria, il più famoso degli illuministi milanesi, era appunto milanese di nascita ed era laureato in legge; si tratta di un particolare interessante, perché non siamo di fronte a un letterato di professione, ma a un giurista che si occupa di scrittura. L'opera venne scritta dopo una serie di discussioni sul tema con altri intellettuali, tra cui i fratelli Verri, che rivendicarono la loro autorità sull'opera. È stato dimostrato però che lo stile è senza ombra di dubbio suo, ma il litigio è interessante perché documenta la genesi delle opere e il loro carattere di discussione all'interno dell'accademia.
Per quanto riguarda la storia della lingua, è innovativo l'uso dell'italiano per un tema giuridico, che di solito si esprimeva in latino. L'idea di Beccaria è che solo un cambiamento giudiziario è in grado di cambiare la società , anche nei suoi aspetti legati alla superstizione; si tratta di una riflessione che avrà poi vasta risonanza nelle opere di Manzoni. Il suo pensiero si basa sul concetto di tolleranza e di uguaglianza; la trattazione è squisitamente argomentativa, e comprende alcune distinzioni importanti che sono poi alla base del pensiero giuridico moderno, come la differenza tra pena e reato, o quella tra peccato e crimine (importante nei rapporti con la Chiesa).