Riassunto dettagliato sulla figura di Alessandro Manzoni: pensiero e poetica descritti in una guida snella e semplice sull'autore principale dell'Ottocento letterario
Questo riassunto dettagliato sul pensiero e la poetica di Alessandro Manzoni non può che partire da un innegabile dato di fatto: siamo dianzi a uno dei grandi autori della letteratura italiana, la sua figura ha dominato la storia della cultura nell'Ottocento e in particolare nell'epoca post-unitaria, arrivando fino a noi.
È opportuno prendere coscienza dei temi principali del suo pensiero prima di accostarsi alla lettura o allo studio delle opere; esse, infatti, in molti casi apparirebbero poco significative se non inserite in precise coordinate, abbastanza semplici e che si ritrovano poi nella quasi totalità degli scritti dell'autore.
È opportuno prendere coscienza dei temi principali del suo pensiero prima di accostarsi alla lettura o allo studio delle opere; esse, infatti, in molti casi apparirebbero poco significative se non inserite in precise coordinate, abbastanza semplici e che si ritrovano poi nella quasi totalità degli scritti dell'autore.
La formazione di Manzoni giovane intellettuale
Innanzitutto si devono tenere ferme le coordinate entro cui si muove la formazione del giovane intellettuale. Da un lato la cultura dell'Illuminismo francese, cui egli si sente particolarmente legato anche per il suo lungo soggiorno a Parigi, a partire dal 1805 assieme alla madre, Giulia Beccaria, che oltretutto era la figlia di Cesare Beccaria, uno dei più illustri rappresentanti dell'Illuminismo italiano.
In ambito letterario è importante la formazione neoclassica, che inizialmente gli fa stimare in particolare Ugo Foscolo e Vincenzo Monti (di cui dice: "è l'apparizione di un dio"). In seguito importante sarà anche l'influenza della cultura romantica europea, cui egli non aderisce mai pienamente ma che lo affascina in particolare per quanto riguarda il romanzo storico.
Infine, estremamente fondante è la dimensione religiosa, inizialmente basta sul rigore del giansenismo, che lo spinge a ritenere inevitabile la posizione impegnata dell'intellettuale. In seguito poi anche alla "conversione" al cattolicesimo, la dimensione religiosa in Manzoni diventa inoppugnabile: non è possibile leggere alcuna delle sue opere senza avere chiaro in mente l'etica cattolica sottostante. È bene spendere anche due parole sulla conversione: durante una festa a Parigi, Manzoni perde di vista l'amatissima moglie, Enrichetta. Disperato, dopo averla cercata ovunque, entra in una chiesa per pregare e lì la trova: da questo fatto deriverebbe, ma il condizionale è d'obbligo, la scelta di abiurare al calvinismo e l'adesione a una fede cattolica pura. In realtà , evidentemente, tali pensieri erano già insiti nel cammino dell'autore, e probabilmente il drammatico episodio è stato solo la chiave di svolta che gli ha permesso di comprendere quale fosse la dimensione che riteneva più soddisfacente per sé.
Intento pedagogico nelle opere di Manzoni
Un primo principio che regola la scrittura di Manzoni è l'intento pedagogico: nella lettera a Claude Fauriel del 9 febbraio 1806 l'autore spiega che lo scopo della letteratura è rendere le cose "un po' più come dovrebbono essere" per "erudire la moltitudine". L'ostacolo principale, sin da questa data, è visto nella lingua, e in particolare nella "distanza tra la lingua parlata e la scritta, [tanto] che questa può dirsi quasi lingua morta". La ricerca linguistica guiderà in particolare la seconda fase della sua scrittura, prima con la stesura dei Promessi sposi e poi con l'impegno per la diffusione dell'Italiano, tanto da venire nominato Presidente della commissione statale per l'unificazione della lingua nel 1862.
Lo scopo della letteratura nella Lettera sul Romanticismo
Il secondo grande principio è sintetizzato da una sua frase tratta dalla Lettera sul Romanticismo a Cesare d'Azeglio (padre, tra l'altro, del genere di Manzoni):
"Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo".
In sintesi, la letteratura deve avere uno scopo utile (e qui ritornano idee già espresse dal Caffè dei fratelli Verri); il suo soggetto, cioè ciò di cui tratta, non può essere inventato e deve attingere dalla storia, per mostrare la condizione storica dell'uomo (negativa), che finora non è stata mostrata; e infine deve interessare le persone, e l'interessante coincide per Manzoni con la religione. Basta tenere questa frase a mente per riuscire a comprendere la struttura portante delle opere manzoniane e permettere una corretta interpretazione.
La concezione della storia in Manzoni
È interessante, infine, dedicare un po' di attenzione alla concezione della storia. Su evidente ispirazione romantica Manzoni rivaluta il Medioevo come fondamento della cultura contemporanea, e si interessa quindi anche a epoche che non sono quella classica (lo testimoniano l'Adelchi e il Conte di Carmagnola, oltre che naturalmente i Promessi sposi). Nella storia, poi, trova interesse nelle vicende dei vinti e degli umili, e di quelle che possiamo definire in modo generico le masse: essere vinto è una condizione che permette il contatto diretto con Dio, come ben si può capire rileggendo il coro dell'Adelchi. Le grandi personalità , quindi, come Carlo Magno o il cardinale Federigo Borromeo, trovano posto, spesso anche in modo ampio, nelle sue opere, ma non sono il fulcro della vicenda, poiché prevale lo studio sulle passioni private e più "semplici"; in ogni caso rimane l'importanza dei grandi personaggi, ricostruiti con fedeltà storica minuiziosa.