Riassunto dettagliato della riforma del melodramma attuata da Pietro Metastasio
La figura e l'opera di Pietro Metastasio sono indissolubilmente legate al genere del melodramma, cui l'autore contribuì con una fortunata riforma. È importante quindi inquadrare preliminarmente il genere per comprendere il lavoro del poeta.
Il melodramma unisce poesia e musica ed è comunemente ritenuto una forma minore della letteratura, poiché spesso, per non dire sempre, i testi sono facili e cantabili, pensati per catturare l'attenzione del pubblico e quindi anche molto ripetitivi e stereotipati nell'espressione dei sentimenti. Tuttavia, se si procede con un'analisi del pubblico e della fortuna dei generi letterari, si deve anche considerare che il melodramma ebbe un successo straordinario e che riusciva a raggiungere molte più persone rispetto al poema epico o anche semplicemente alla poesia; e che, quindi, il melodramma contribuì in modo molto più decisivo alla formazione di una lingua nazionale, diffondendo una base linguistica comune su strati più ampi della popolazione rispetto alle altre forme scritte.
Nel Seicento, in particolare, il melodramma fu terreno di riflessione per una riforma del genere, che doveva seguire due binari: da un lato una maggiore dignità del testo, che portò alla creazione del libretto come genere a sé stante e dotato di dignità letteraria, seppure non riconosciuta seriamente dagli intellettuali per così dire "alti; dall'altro, l'idea di inserire nella trama anche temi eroici, derivati soprattutto dalla contemporanea fortuna in Francia dell'opera di Racine.
In questo dibattito, Metastasio comprende la natura di genere popolare del melodramma e non ha paura di nasconderla. La sua scrittura è interessata e curiosa per le passioni umane, per i sentimenti più forti che agitano gli animi delle persone e che quindi sono di immediata comprensione per il pubblico, suscitando anche forti reazioni di immedesimazione e partecipazione emotiva. Nel testo e quindi nella trama si contrappongono le parti legate all'azione, che conferiscono dinamicità alla vicenda, a quelle legate ai sentimenti. Tutto ciò viene espresso con grande chiarezza e linearità, che spesso confina anche in un'eccessiva facilità e banalizzazione della materia. Lo spazio viene lasciato all'analisi dei turbamenti del cuore, visti nel loro contrasto con gli obblighi della moralità e della società, e alle incertezze dei personaggi che non sanno mai decidere e decidersi (soprattutto in campo amoroso).
Pietro Metastasio, Didone abbandonata
La sua prima opera, Didone abbandonata, andata in scena a Napoli nel 1724, fu un grande successo, poiché parlava d'amore in modo generale, non legato alla singola vicenda, risultando quindi di carattere universale. A essa seguirono numerose altre opere che segnarono la sua fama. È sufficiente prendere pochi versi, tra i più famosi, di quest'opera, per comprendere il senso dell'operazione di Metastasio:
"Se resto sul lido
se sciolgo le vele,
infido, crudele
mi sento chiamar.
E intanto, confuso
nel dubbio funesto,
non parto, non resto,
ma provo il martìre
che avrei nel partire,
che avrei nel restar".
La riforma del melodramma
La riforma del genere è legata soprattutto alla fissazione definitiva di alcuni artifici (ad esempio le entrate e le uscite dei personaggi) e dei caratteri del libretto (moralità, presenza dell'idillio e della tragedia, alternanza tra realtà e finzione). Il testo non deve più, secondo l'autore, rispettare le tre unità aristoteliche (di tempo, di spazio e d'azione) ma deve puntare piuttosto sull'armonia del parole, che deve risultare naturale all'orecchio. Metastasio nel testo divide le ariette dai recitativi. Le prime sono cantabili ed esprimono la commozione rispetto a un fatto della vicenda; i secondi sono scritti in endecasillabi e sono il luogo della riflessione dei personaggi rispetto agli avvenimenti messi in scena. Tali parti possono essere anche isolate, in un certo senso, ma risultano sempre funzionali al dramma che viene rappresentato.
Lo stile di Metastasio
Di Metastasio colpisce il dominio sicuro sulla forma e sulla lingua; grande la sua competenza nell'uso delle figure retoriche per impreziosire il testo ma anche per permettere una maggiore evocatività. Esse veniva usate in modo limitato e circoscritto alla ripetizione di determinati stilemi. Il suo linguaggio lirico è limpido ed immediato, per questo molto più comprensibile. La sua attenzione, a livello fonico, si appunta sulla musicalità del testo, che veniva poi musicato da un altro artista talvolta senza la presenza del librettista: Metastasio voleva quindi evitare che la musica prendesse il sopravvento sul testo, appunto per restituire dignità alla componente letteraria dell'opera. Infine, l'uso di un bagaglio lessicale selezionato e limitato, talvolta convenzionale, ebbe come effetto una maggiore diffusione della lingua presso la popolazione. L'autore ebbe cura di difendere il suo operato mostrando consapevolezza di quanto stava facendo, ma anche una certa scontentezza:
La mia apparente facilità è frutto di laboriosissima cura. Io sono per mia sventura dubbioso sino al vizio.