Analisi e commento del capitolo VI del Principe di Machiavelli in un riassunto completo e semplice da comprendere
Oggi vi proponiamo il riassunto del capitolo 6 del Principe di Machiavelli, dopo avervi sintetizzato - lo saprete senz'altro - tutto il primo capitolo: qui trovate analisi, sintesi e commento, e oggi non faremo altro che ripetere per il capitolo VI quanto già fatto. Veniamo subito al dunque: il sesto capitolo,
come suggerisce il sempre fedele occhiello, ha per tema i
principati nuovi che s'acquistano con le armi proprie e
virtuosamente. L'autore
comincia scusandosi per l'uso massiccio che farà di lì in poi di
esemplificazioni. Per
saggiare attraverso l'esperienza la bontà delle sue affermazione,
attingerà unicamente al repertorio degli uomini che per
una virtù o per un'altra si sono distinti;
questo perché desidera che la fama della sua opera li incornici a
modelli di vita intramontabili e che contemporaneamente il lettore
tragga giovamento da così edificanti storie di vita.
Recuperando quella venerazione delle grandi figure del passato che era propria della mentalità romana della prima fase repubblicana dell'Impero e, insieme, la riluttante diffidenza verso tutto ciò che è originale, innovativo e rivoluzionario (i vocaboli stessi di senex, vetus e maior suscitavano una rasserenante ammirazione mentre il novus era anche audax 'fuori dagli schemi' e quindi tanto più esecrabile e inaudito), Machiavelli ritiene che ai rampolli non potrà che giovare inserirsi nel solco tracciato dai grandi del passato, figure storiche del livello di papi e re, e supporta questa tesi esemplificandola ulteriormente: una freccia, se scagliata in alto, non raggiungerà il punto del cielo verso il quale la si dirige ma farà comunque molta molta strada sul piano orizzontale: più in alto l'arciere scoccherà la freccia e più lontano questa cadrà . Continuiamo con la sintesi del sesto capitolo del Principe.
Recuperando quella venerazione delle grandi figure del passato che era propria della mentalità romana della prima fase repubblicana dell'Impero e, insieme, la riluttante diffidenza verso tutto ciò che è originale, innovativo e rivoluzionario (i vocaboli stessi di senex, vetus e maior suscitavano una rasserenante ammirazione mentre il novus era anche audax 'fuori dagli schemi' e quindi tanto più esecrabile e inaudito), Machiavelli ritiene che ai rampolli non potrà che giovare inserirsi nel solco tracciato dai grandi del passato, figure storiche del livello di papi e re, e supporta questa tesi esemplificandola ulteriormente: una freccia, se scagliata in alto, non raggiungerà il punto del cielo verso il quale la si dirige ma farà comunque molta molta strada sul piano orizzontale: più in alto l'arciere scoccherà la freccia e più lontano questa cadrà . Continuiamo con la sintesi del sesto capitolo del Principe.
Machiavelli, quindi, passa al primo
assioma politico
del VI capitolo:
un principe che si
trovi a gestire un principato nuovo abbisogna di virtù e fortuna
per far fronte alle molte difficoltà di governare su terre e popoli
sconosciuti, e tra le due è di gran lunga preferibile la virtù
perché l'accurato studio della storia riconosce più longevità di
governo ai condottieri che hanno dovuto sorreggersi sulle proprie
gambe, senza aver avuto bisogno nemmeno una volta dei favori della
sorte. Ecco che Machiavelli supporta coerentemente la sua idea con un
puntuale riferimento alla realtà .
I personaggi citati da Machiavelli nel sesto capitolo del Principe
Segue
una sfilata di nomi di condottieri e re che hanno dovuto affrontare
traversie e ostilità potendo contare principalmente sulla loro
abilità tattica: un personaggio biblico, Mosè;
un personaggio storico e incluso anche nella narrazione biblica,
Ciro; un re della mitologia romana, Romolo,
e per finire uno della mitologia greca, Teseo.
Approfondisci: leggi i nostri riassunti di letteratura italiana per ripetere prima delle interrogazioni
Approfondisci: leggi i nostri riassunti di letteratura italiana per ripetere prima delle interrogazioni
Sul
primo non si può ragionare più di tanto, in quanto mero esecutore
di un disegno deciso da Dio (e infatti quasi ci stupiamo di vederlo
inserito in questo novero), anche se va sicuramente ammirato per
quella grazia
che lo rese degno di tale superba investitura. Il secondo fu tanto
più notevole dal momento che ricevette dalla fortuna una e una sola
occasione che
egli seppe trasformare in successo; l'autore può così introdurre un
nuovo argomento: tra occasione e virtù deve sussistere un legame
indissolubile affinché si raggiunga la vetta del successo, perché
un'occasione senza
virtù è certamente sprecata mentre una virtù senza l'occasione di
mostrarla si insterilisce e si spegne.
L'occasione
che capitò Mosè fu quella di ricevere da Dio un popolo, gli ebrei,
oppresso da un altro, gli egizi; quella che capitò a Ciro invece fu
di trovarsi in mezzo a persiani frustrati e scontenti dell'impero dei
Medi, in un frangente di pace generale che aveva da tempo ammorbidito
i dominatori. Romolo nacque nel luogo e nel momento opportuno per la
fondazione della città più potente nella storia mentre Teseo
dovette trovare gli Ateniesi abbandonati a loro stessi e smarriti per
potersi ergere a loro guida.
Notiamo
subito che la razionalità di Machiavelli gli concede sì di
utilizzare personaggi dalla Bibbia e dalla mitologia classica alla
stregua di personaggi storici, non discutendo mai sulla veridicitÃ
delle loro azioni pur prodigiose, ma indirettamente ne
ridimensiona l'aura leggendaria e mitica,
inserendoli in un'ottica raziocinante e materialista (non si accenna
alla fortuna di Romolo di scampare alla morte grazie ad una
miracolosa lupa, così come non si accenna alle dieci piaghe nella
vicenda della liberazione del popolo ebraico, quasi che fossero più
delle metafore che altro). Inoltre notiamo che l'occasione
non è mai intesa come circostanza favorevole,
anzi: sono invece le situazioni scomodissime che hanno accomunato
Mosè a Teseo, Romolo a Ciro, ad aver concesso loro la possibilitÃ
di spiccare sugli altri con il loro genio militare; ad averne sondato
la tempra di condottieri.
Riassunto e commento del capitolo VI del Principe
Procediamo
con la sintesi del
capitolo sesto del
trattato
di Machiavelli Il
Principe.
Questi
esempi dimostrano che i
principi che acquistano il loro principato con difficoltà ,
facilmente lo manterranno.
E le difficoltà di gestione comprenderanno certamente le ultime
resistenze ancora attive nel popolo, anche dopo la conquista militare
del nuovo sovrano, verso le nuove disposizioni e i nuovi intendimenti
del principe: non c'è cosa più ostica da trattare e spigolosa da
maneggiare, il cui risultato sia più dubbio, che introdurre una
nuova legislazione in realtà già consolidate. Il legislatore ha
infatti per nemici l'abitudine e la forza d'inerzia, e come
sostenitori uomini tiepidi e incerti; tale tiepidezza deriva da una
parte dalla riluttanza nel riconoscere al dominatore nuovo, specie se
straniero, una certa bontà nei propositi e dall'altra
dall'incredulità e dalla pigrizia qualità innate negli uomini, i
quali preferiscono tenersi strette abitudini e soluzioni giÃ
esperite e, anche se scontenti dallo status
quo,
sono recalcitranti ai cambiamenti: come dice un proverbio di saggezza
popolare (che quindi ben rappresenta la mentalità popolare): è
sempre meglio il diavolo che conosci.
Il
principe a questo punto potrà trovarsi in due condizioni
supplementari. Se il suo potere dipendesse da altri gli toccherebbe
di operare con preghiere e persuasioni per impostare la sua linea
politica; al contrario, se avesse a disposizione proprie
forze armate
potrebbe forzare la mano. Nel secondo caso la percentuale di riuscita
è molto più alta perché la storia insegna che i
profeti armati vinsono e li disarmati ruinorono.
L'umanitÃ
è infatti naturalmente propensa a lasciarsi persuadere e allettare,
il difficile è costringerla a mantenere tale proposizione di cuore,
frutto di un primo e momentaneo entusiasmo. E quando non crede più
spontaneamente, si può fare in modo di costringerla se si ha
sufficiente forza coercitiva. I quattro esempi di prima sono certo in
positivo; a questi Machiavelli ne aggiunge uno in negativo, quello di
Gerolamo Savonarola,
il quale non ebbe abbastanza appoggio per portare a termine la sua
azione riformante.
Approfondisci: esempi di temi d'attualità e di letteratura per prepararvi ai compiti in classe
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Virtù morale e politica secondo Machiavelli
Machiavelli chiude,
poi, con un esempio di eccellente virtù militare e politica: quella
di Ierone da Siracusa, il quale dovette affrontare grandi impedimenti
per ottenere il trono, ma poi gli fu facile mantenerlo; la sua
occasione fu quella di essere eletto a capitano dai siracusani
oppressi: da quella posizione di comando trovò il modo di non essere
mai rimpiazzato, sostituendo la vecchia milizia con una nuova e
fedele, riedificando punti strategici della città e sostituendo
vecchie amicizie con quelle nuove e più promettenti.
Questo
era il riassunto del
capitolo VI de Il
Principe di Niccolò
Machiavelli: ci auguriamo che
lo abbiate trovato piacevole e che risulterà utile per la vostra preparazione
scolastica.
La foto è tratta da Pixabay.com
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