Riassunto del De Monarchia di Dante: commento del primo, secondo e terzo libro con riferimenti storico-sociali, politici e biografici
Oggi vi proponiamo il riassunto e il commento del De Monarchia di Dante Alighieri, trattato politico scritto negli anni successivi al suo esilio e strutturato in tre libri: è proprio in quest'opera che Dante parla chiaramente, tra le altre cose, della teoria dei due soli. Dante per quest'opera privilegia il latino, l'idioma delle persone dotte: è a loro infatti che si rivolge precipuamente il saggio, ai giuristi imperiali e ai teocrati, agli intellettuali e più generalmente agli addetti ai lavori. Volontà dello scrittore è dire la propria sulle questioni tecnico-politiche più calde e sentite, in un panorama politico già saturo di ideologie e dibattiti stimolati dai contrasti sempre vividi tra Chiesa e Impero.
Ci sono incertezze sulla datazione, anche se l'opera è ovviamente da collocare nell'ambito della letteratura del Trecento: chi ritiene che sia stato scritto tra il 1312 e il 1313; chi opta per un più remoto 1308; chi arrischia un 1318, a ridosso della morte del medesimo. La cronologia più accreditata pare sia la prima, sulla base di un parallelismo tracciato dagli storici tra la scelta del dedicatario dell'opera e gli sviluppi coevi della politica europea. Proprio in quegli anni Enrico VII di Lussemburgo (detto anche Arrigo) scendeva in Italia per tentare una veloce ricognizione dei territori della penisola sopra i quali avanzava pretese e, in quelli, domare le rivolte dei comuni ribelli. Una circostanza d'oro per pubblicare un trattato di gratuita propaganda politica all'agenda imperiale! Pare inoltre che il Poeta covasse in segreto la speranza di essere convocato alla corte dell'Imperatore, in qualità di consigliere o quant'altro; speranza, diciamo subito, che fu amaramente disattesa da Enrico, forse intimorito da un pensatore così schietto e infiammato.
Ci sono incertezze sulla datazione, anche se l'opera è ovviamente da collocare nell'ambito della letteratura del Trecento: chi ritiene che sia stato scritto tra il 1312 e il 1313; chi opta per un più remoto 1308; chi arrischia un 1318, a ridosso della morte del medesimo. La cronologia più accreditata pare sia la prima, sulla base di un parallelismo tracciato dagli storici tra la scelta del dedicatario dell'opera e gli sviluppi coevi della politica europea. Proprio in quegli anni Enrico VII di Lussemburgo (detto anche Arrigo) scendeva in Italia per tentare una veloce ricognizione dei territori della penisola sopra i quali avanzava pretese e, in quelli, domare le rivolte dei comuni ribelli. Una circostanza d'oro per pubblicare un trattato di gratuita propaganda politica all'agenda imperiale! Pare inoltre che il Poeta covasse in segreto la speranza di essere convocato alla corte dell'Imperatore, in qualità di consigliere o quant'altro; speranza, diciamo subito, che fu amaramente disattesa da Enrico, forse intimorito da un pensatore così schietto e infiammato.
La struttura del De Monarchia: riassunto e commento di primo, secondo e terzo libro
Come anticipato, l'opera si compone di tre libri. Andiamo a richiamarne gli aspetti salienti, raggruppandoli secondo la ripartizione prevista dall'autore.
Riassunto e commento del primo libro del De Monarchia: la necessità di una monarchia universale
Nel primo libro del De Monarchia Dante risponde alla questione per nulla scontata circa la necessità di una monarchia universale. L'ovvia risposta è sì, e l'autore argomenta nel modo che segue. Si parte dal presupposto che l'uomo lasciato a se stesso tende naturalmente alla bramosia e all'egoismo. L'anarchia è quindi la meno auspicabile tra le forme di governo conosciute, per il semplice motivo che in un sistema di libertinaggio totale avverrebbero i crimini peggiori contro l'uomo e contro Dio. Esclusa questa opzione, rimane da pescare la carta migliore nel mazzo delle modalità del potere. La scelta ricade sulla monarchia perché in un regime dove il potere di coercizione è accentrato tutto nelle mani di un solo individuo non è permesso a nessun altro (i cosiddetti “sottoposti”) di covare pretese circa presunti diritti, illegittime prerogative o deplorevoli appannaggi; si scongiura così, una volta per tutte, il timore di disordini sociali, prevaricazioni o abusi di potere. Inoltre il sovrano stesso, non avendo motivo di temere la competizione di nessuno, si ritrarrà dallo scatenare il suo spirito bellicoso e si preoccuperà unicamente di garantire il benessere terreno dei suoi sudditi.
Riassunto e commento del secondo libro del De Monarchia: legittimazione dell'Impero Romano
Proseguiamo con il riassunto del secondo libro del De Monarchia. Qui Dante si concentra a legittimare, sulla base del rinnovato sapere e sentire cristiano, l'Impero Romano. Scagionandolo dall'accusa di depravazione dei costumi mossagli da tanta parte dell'intellighenzia cristiana e ridimensionandone l'immagine di cruento oppressore dei primi cristiani, l'autore si premura di conciliare due prospettive così diverse - mi azzardo ad aggiungere antitetiche - come quelle di una roboante aquila romana e di un mite anti-retorico Messiah. Lo strapotere romano giunse a coagulare l'intero mondo allora conosciuto e indirettamente garantì la stabilità istituzionale ed economica affinché potesse germogliare il seme del cristianesimo. Il fatto poi che Gesù di Nazareth nacque sotto Augusto e crebbe sotto Tiberio, due esponenti di spicco della dinastia giulio-claudia - la più florida che la storia romana ricordi – non può che avvalorare tale ipotesi. Per estensione del ragionamento, se l'Urbe non avesse brillato con l'intensità che la tradizione storiografica è solita attribuirle non sarebbe neanche stata possibile una redenzione dell'umanità dal peccato adamico.
Riassunto e commento del terzo libro del De Monarchia: la teoria dei due soli
Ed eccoci arrivati al riassunto e al commento del terzo libro del De Monarchia. L'ultimo libro si occupa di una questione certamente meno erudita ma che l'autore dovette sentire con particolare partecipazione. Stiamo parlando della diatriba che interessò le due massime autorità del sistema istituzionale medievale. Dante - da buon guelfo bianco dei tempi che furono - non parteggiò apertamente con nessuna delle due fazioni, a suo dire parimenti colpevoli di cupidigia, ma si impegnò a smontare con sistematica precisione le teorizzazioni che Bonifacio VIII, suo acerrimo nemico, avanzava a mo' di scusa diplomatica alle sue mire illegittime. In risposta alla teoria filo-papale del sole e della luna, formulò la teoria dei due soli che attribuiva all'imperatore l'egemonia politica assoluta e, annesso, l'onere di assicurare la felicità al mondo fisico all'Imperatore. Parallelamente riconosceva al Pontefice la massima autorità religiosa, insieme alla responsabilità di garantire l'accesso al Paradiso all'irredenta umanità .
Infine, Dante si ritaglia del tempo per sbugiardare la falsa donazione di Costantino, presunto documento storico col quale l'Imperatore bizantino avrebbe trasmesso un grosso lascito alla Chiesa. L'autore non si perde in questioni filologiche (se ne occuperà più avanti l'umanista Lorenza Valla) ma si muove con disinvoltura in un campo che gli appartiene di diritto: il campo etico. Riconosce nella donazione l'inizio della condotta riprovevole della Chiesa, la sua ricerca avida di potere e del lusso e in chiusura si auspica un ritorno all'austerità del Cristianesimo delle origini.
Infine, Dante si ritaglia del tempo per sbugiardare la falsa donazione di Costantino, presunto documento storico col quale l'Imperatore bizantino avrebbe trasmesso un grosso lascito alla Chiesa. L'autore non si perde in questioni filologiche (se ne occuperà più avanti l'umanista Lorenza Valla) ma si muove con disinvoltura in un campo che gli appartiene di diritto: il campo etico. Riconosce nella donazione l'inizio della condotta riprovevole della Chiesa, la sua ricerca avida di potere e del lusso e in chiusura si auspica un ritorno all'austerità del Cristianesimo delle origini.
Ora avete a disposizione riassunto e commento del De Monarchia di Dante Alighieri: fatene buon uso per interrogazioni, compiti e temi in classe!
La foto è tratta da Pixabay.com