L'analisi e la traduzione di De bello Gallico 6, 11 (versione "L'organizzazione sociale dei Galli") tratta dell'impianto socio-politico del popolo gallico sottolineandone le particolari contraddizioni interne. La versione non è difficile ma merita senz'altro una certa concentrazione e preparazione
Focalizziamo la nostra attenzione sulla versione L'organizzazione sociale dei Galli, tratta da De bello gallico 6 11, di cui vi forniamo traduzione e analisi; per agevolarvi nella ricerca ve ne ricordiamo l'incipit: Quoniam ad hunc locum perventum est... "Conosci il nemico e te stesso, e la vittoria sarà sicura..." affermava saggiamente il generale e filosofo cinese Sun Tzu. Giulio Cesare condivideva di certo un pensiero così importante e tutta la sua opera in effetti lo dimostra con chiarezza.
La sua campagna militare in Gallia infatti non fu una bruta invasione sanguinaria, bensì il frutto di una strategia a lungo ponderata, soprattutto sulla base della diretta osservazione e, di seguito, dello studio del nemico che si andava affrontando.
In questo excursus sul sesto libro del De bello Gallico Cesare espone le sue conoscenze approfondite riguardo all'impianto socio-politico del popolo gallico, sottolineandone in particolare le contraddizioni interne.
La sua campagna militare in Gallia infatti non fu una bruta invasione sanguinaria, bensì il frutto di una strategia a lungo ponderata, soprattutto sulla base della diretta osservazione e, di seguito, dello studio del nemico che si andava affrontando.
In questo excursus sul sesto libro del De bello Gallico Cesare espone le sue conoscenze approfondite riguardo all'impianto socio-politico del popolo gallico, sottolineandone in particolare le contraddizioni interne.
Difatti la società gallica, suddivisa in svariate minoranze etniche, ha sempre conosciuto lotte intestine che hanno causato la mancata formazione di un vero e proprio stato gallico. Cesare ha scovato la debolezza del nemico, studiandolo come farebbe un predatore. Sfruttare tale debolezza è stata la carta vincente dell'esercito romano.
Prima di leggere l'analisi e la traduzione (letterale e non) di De bello Gallico 6, 11 vi ricordiamo che saper tradurre un'opera significa anche conoscerla: questo riassunto breve su tutti i libri vi tornerà dunque utile così come vi torneranno utili le traduzioni delle versioni tratte dal De bello Gallico che vi segnaleremo a fine articolo. Da adesso in poi concentrazione!
Testo latino di De bello Gallico 6, 11 L'organizzazione sociale dei Galli
Quoniam ad hunc locum perventum est, non alienum esse videtur [1] de Galliae Germaniaeque moribus [2] et, quo differant [3] hae nationes inter sese, proponere [4]. In Gallia non solum in omnibus civitatibus atque in omnibus pagis partibusque, sed paene etiam in singulis domibus factiones sunt earumque factionum sunt principes, qui summam auctoritatem eorum iudicio habere existimantur [5], quorum ad arbitrium iudiciumque [7] summa omnium rerum consiliorumque redeat [6]. Idque eius rei causa [8] antiquitus institutum videtur, ne [9] quis ex plebe [10] contra potentiorem auxilii [11] egeret. Suos enim quisque opprimi et circumveniri [12] non patitur neque, aliter si faciat [13], ullam inter suos habet auctoritatem. Haec eadem ratio est in summa totius Galliae; namque omnes civitates divisae sunt in duas partes.
Analisi di De bello Gallico, 6 11: commento alla traduzione delle forme più difficili
Per l'analisi e la traduzione di De bello Gallico 6 11 ricordate quello che diciamo ogni volta: il colore arancio è per le forme singole o per i gruppi di parole vicini tra loro mentre il colore rosso è stato usato per forme legate tra loro ma distanti (esse e proponere per esempio sono in rosso perché oltre ad essere distanti sono entrambi infiniti retti da videtur).
- videtur: videor è un verbo particolare, spesso utilizzato nella sua forma impersonale (terza persona singolare), come in questo caso. Ha due diverse costruzioni; in questo capitolo, Cesare, impiegandolo nella costruzione impersonale, lo accompagna all'accusativo + infinito.
- de moribus: complemento di argomento, espresso con de + ablativo.
- quo differant: proposizione interrogativa indiretta, espressa col congiuntivo. Quo sta per qua re, complemento di limitazione.
- esse...proponere: i due infiniti, con l'accusativo alienum, sono retti da videtur.
- existimantur: costruzione passiva personale. Presente, dunque, un nominativo (qui).
- quorum...redeat: la proposizione relativa impropria ha in questo caso sfumatura concessiva.
- arbitrum iudiciumque. Esempio di endiadi: i due termini legati da congiunzione possono tradursi con un'unica parola.
- eius rei causa: complemento di fine, espresso con causa preceduto dal genitivo.
- ne: introduce una proposizione finale negativa con egeret come verbo portante (congiuntivo imperfetto).
- ex plebe: complemento partitivo costruito con ex + ablativo.
- ausilii: genitivo di privazione, retto dal verbo egeret.
- opprimi...circumveniri: due verbi della terza coniugazione, nella forma passiva dell'infinito presente. Dipendono da patitur.
- si faciat: ipotetica del secondo tipo, possibilità.
Traduzione di De bello Gallico 6, 11 L'organizzazione sociale dei Galli
Poiché si è giunti a questo punto (della narrazione), non sembra che sia strano discutere dei costumi della Gallia e della Germania e (spiegare) in cosa differiscano questi due stati tra di loro. In Gallia, esistono fazioni in tutte le città e in tutti i villaggi e località, per poco non (ce ne sono) anche nelle famiglie stesse! Ci sono anche i capi di suddette fazioni, i quali, secondo il loro (dei Galli) punto di vista, si pensa che abbiano la massima autorità, (a tal punto che si pensa che) sotto il loro giudizio (letteralm. "al giudizio dei quali") ricada l'insieme delle faccende e delle deliberazioni (cioè, a loro spetti la parola riguardo a tutto ciò che accade e che viene deciso). E questa, per questo motivo, sembra (essere) l'usanza sin dai tempi antichi, (istituita) perché nessuno dal popolo necessitasse di un favore ai danni di uno più potente. Nessuno (letteralm. "ognuno... non") di loro (i potenti) riesce a tollerare che i propri (protetti) vengano maltrattati o circuiti, altrimenti, qualora lo faccia, non ha alcuna autorità tra i suoi (oppure "altrimenti, qualora lo facesse, non avrebbe più alcuna autorità tra i suoi"). Questa stessa regola è (quella che) c'è nel complesso di tutta la Gallia; infatti tutte le città sono divise in due parti.Ed ecco presentate l'analisi e la traduzione del De bello Gallico 6, 11 di Cesare: la versione non è particolarmente lunga né pesante; come avete visto, non mancano particolarità grammaticali e sintattiche, le quali, se trascurate o ignorate, potrebbero compromettere la vostra traduzione. In questa sezione di Linkuaggio dedicata al De bello Gallico troverete tutte le altre versioni più importanti; se avete bisogno di ulteriori chiarimenti invece contattateci su Facebook o tramite la sezione Contatti.
Foto tratta da Pixabay.com