Come sarà la fine del mondo secondo Immanuel Kant? Non è la prima volta che parliamo di questo filosofo : abbiamo già affrontato, infatt...
Come sarà la fine del mondo secondo Immanuel Kant? Non è la prima volta che parliamo di questo filosofo: abbiamo già affrontato, infatti, il suo modo di concepire la moralità , parlando anche del famoso "devo perché devo" kantiano; un precetto, questo, che è connaturato alla natura umana, che spinge l'uomo ad agire per ottenere sempre il grado massimo di bene.
Ma, come è facile notare, non tutti gli uomini agiscono spontaneamente: molti non commettono semplicemente azioni deprecabili, perché credono che solo così potranno conquistare un premio finale eterno. Sono uomini corretti, non trasgressori delle leggi statali, per un semplice motivo: temono tutti (o quasi), allo stesso modo, il fatidico Giudizio Universale. Nell'opera La fine di tutte le cose, Kant analizza questo timore umano, che non tormenta solo il cristiano, ma la maggior parte della popolazione mondiale: tutti noi tremiamo al sol pensiero di vedere il nostro mondo completamente in rovina.
Il filosofo osserva che ogni religione concepisce la morte come evento necessario per il passaggio dal tempo all'eternità ; ma non tutti potranno approdare su mondi ultraterreni infiniti ed eterni: secondo i dualisti, infatti, solo i buoni - coloro che hanno seguito le parole della divinità , evitando così di cadere vittime delle tentazioni terrene - potranno salire nell'alto dei cieli dopo l'apocalisse finale, dopo la rivelazione di Dio; per i monisti, invece, tutti, indistintamente, saranno destinati ad avere un proprio posto nell'impero celeste.
Quale delle due dottrine è quella più giusta? Kant dice la sua affermando che la dottrina dualistica è quella più sensata, perché spinge l'uomo a fare del bene, a seguire rettamente la legge morale: porta, in poche parole, a una distinzione tra buoni e malvagi; l'altra invece no, poiché salva tutti senza distinzione alcuna, e nessuno mai potrà fare i conti con la propria coscienza.
Gli uomini che seguono le religioni moniste non sono terrorizzati dall'idea del Giudizio Finale, ovviamente, ma solo da quella della distruzione definitiva del mondo, che proprio come tutte le cose giungerà al suo epilogo, prima o poi. I dualisti, per contro, vorrebbero che il giorno della "resa definitiva dei conti" non giunga mai, perché anche l'uomo più puro - soprattutto quello più puro - è consapevole del peccato che alberga dentro di lui: un'erbaccia cattiva impossibile da sradicare. L'essere umano, quindi, non s'illude di essere un angelo terreno, ma sa che il peccato è la sua condanna. Nessuno potrà mai sapere se sarà salvato oppure no.
Immanuel Kant ha un desiderio: spera che l'umanità scompaia dalla faccia della Terra solo dopo aver portato a termine il suo più grande progetto, ovvero quello di costruire la società perfetta della moralità , il cosiddetto "regno dei valori"; in questo modo la fine del mondo coinciderà inevitabilmente con il fine di tutte le cose.
Ma il filosofo di Königsberg ha affrontato molte altre questioni relative all'apocalisse: in particolare, due concezioni: quella mistica e quella che implica la fine di ogni moralità . La prima concepisce la distruzione del pianeta come lo conosciamo, come un sopravvento del nulla sull'esistente: il senso verrebbe tramutato in non-senso, cosa che la ragione umana non concepirebbe, e che mai potrebbe accadere; la seconda, invece, porterà a una distruzione di ogni moralità , causata dai "servi del cristianesimo", che diffonderanno dogmi e i insegnamenti ecclesiastici in tutte le comunità del mondo; il cristianesimo verrà svuotato del suo antico valore e del suo aspetto etico: si trasformerà in mero strumento di sottomissione. Questo porta a una inevitabile conseguenza: verrà creata una società anti-cristiana, che avrà come legge fondamentale e necessaria: "Siate sempre egoisti, solo così sarete felici".
Immanuel Kant ha analizzato diverse prospettive sulla fine del mondo e sul terrore sensato o insensato - giudicate voi - che da essa scaturisce. Condividete il pensiero di questo illustre pensatore?