Qual è il significato della parola "apotropaico" e quale, invece, la sua etimologia?

Ci troviamo dinanzi a un aggettivo qualificativo che non va molto d'accordo - non dovrebbe andarci, per lo meno - con la cultura cristiana e fa riferimento al mondo delle superstizioni, cioè a tutti quei riti, quelle formule e quei gesti (anche quotidiani) che riteniamo essere necessari per allontanare il male.
Vediamo la definizione di "apotropaico" riportata dal Sabatini-Coletti (che la fa risalire al 1929):
"Apotropaico [a-po-tro-pài-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che) Dotato della facoltà magica di tenere lontano l'influsso degli spiriti maligni: oggetti a".
Poi quella del Grande Dizionario Italiano di Aldo Gabrielli:
"Agg. (pl. m. -ci; f. -ca, pl. -che) Che allontana dal male, che tiene lontana un'influenza maligna: riti apotropaici; formule apotropaiche; oggetti apotropaici".
Infine, la bella descrizione del sito Una parola al giorno:
"Statue, amuleti e gesti apotropaici sono profondamente radicati in superstizioni, religioni e spiritualità di ogni cultura. Le pernacchie o le linguacce come scongiuro contro la sfortuna o i ferri di cavallo messi a mo' di corna, lo sputo per stornare il diavolo, il crocifisso per i vampiri - fino ad esorcismi più complessi -, così come anche pietre diverse diversamente foggiate, e piante ed erbe, per scacciare ora questo ora quel male; [...] fino a grandi statue, dipinti o festeggiamenti benauguranti dedicati ai due sessi e alla fertilità - elemento apotropaico, questo, meno presente nelle culture cristiane ma che altrove riveste un ruolo da protagonista".