Riassunto del Canzoniere di Francesco Petrarca, con riferimento ai sonetti più famosi e alla struttura dell'opera, inquadrata nel suo contesto socio-culturale
Iniziamo questa guida al Canzoniere di Francesco Petrarca, ai sonetti e alla struttura dell'opera, sciogliendo una sigla: RVF, l’acronimo di Rerum Vulgarium Fragmenta, che è il titolo in latino dell'opera in volgare. Per procedere all’analisi del Canzoniere è opportuno premettere alcune considerazioni generali, per poi osservarne attentamente la struttura.
Il titolo, di per sé, è già un segnale molto chiaro della considerazione che l’autore aveva per il volgare; esso è infatti in latino, lingua più degna del volgare, perché già perfetta e quindi insuperabile, ma soltanto imitabile. Si deve precisare che si tratta del latino classico, che Petrarca recuperava da Virgilio, Cicerone e dagli altri autori classici, e non del latino medievale, considerato, non a torto, impuro, ma tutto sommato ancora lingua viva per un autore come Dante. I frammenti di cose volgari, quindi, sono tentativi di avvicinamento a un ipotetico volgare perfetto; che sarà poi quello che effettivamente avverrà, poiché la lingua del RVF sarà presa, a partire da Bembo e quindi nel Rinascimento, come lingua unica della poesia, quasi una sorta di imbuto linguistico per cui era necessario passare e che verrà rinnovato per la prima volta solo con la poesia di Torquato Tasso.
La struttura del Canzoniere
Il RVF è composto da 366 componimenti; il numero non può essere casuale, poiché è uguale al numero dei giorni di un anno bisestile. Simbolicamente, dunque, Petrarca ci vuole raccontare una storia, e dirci che tale storia ha un valore esemplare, tanto che la sua durata è assimilabile a quella di un anno e di conseguenza a tutti gli anni della nostra esistenza. Secondo alcuni critici, il parallelo tra i 366 componimenti e l’anno ha conseguenze molto più profonde, poiché numerando le opere è possibile trovare precise corrispondenze tra alcune date forti del calendario (le festività, la morte di Laura) e la poesia corrispondente.
C’è di più. Dei 366 componimenti presenti nell’opera, 317 sono sonetti; seguono in numero minore le canzoni (29), e poi altre forme come ballate (9) e sestine (7). Si tratta di una presa di posizione chiarissima da parte dell’autore, che mostra di ritenere il sonetto (nato con Guittone d'Arezzo) l’unica forma vera dell’espressione volgare. Così pure, l’endecasillabo viene consacrato a verso principe della poesia, come già Dante aveva ipotizzato, semmai alternato con il settenario (il novenario era troppo cantabile, perché formato da tre trisillabi). La canzone viene canonizzata come forma dell’espressione per così dire solenne, nella versione appunto della canzone petrarchesca, formata da strofe con schema metrico identico ripetute.
I contenuti del Canzoniere e l'amore per Laura
La materia del Canzoniere, come spiegato nel sonetto proemiale Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, è l’amore per Laura, una fanciulla incontrata il 6 aprile 1327. L’amore per Laura è una passione umana e inappagata, che non porta l’uomo alla salvezza eterna, ma anzi lo condanna a un tormento amoroso e dunque alla sofferenza; per dirla in modo riassuntivo, Laura è sempre distante, altrove, e l’unico modo per recuperarla è attraverso il sogno o la fantasia.
Di qui deriva la grande importanza, nel RVF, della memoria, strumento di recupero dell’esperienza amorosa e di vita. In questa vicenda il poeta osserva attentamente le sue dinamiche interiori e prova a esprimerle in poesia, evidenziando in particolare al tematica della scissione interiore; per questo nei componimenti è sempre facilmente rintracciabile un doppio campo semantico antitetico, di solito uno positivo e uno negativo, contrapposti ma anche bilanciati, poiché uno non riesce a prevalere sull’altro.
Decisamente più complicato è invece l’apparato simbolico, che fa presa anche su elementi del nome. Il nome “Laura” è rappresentato dal senhal de “l’aura”, ossia dell’aria, oppure dall’oro; ma il suo nome è evocato anche da “lauro”, la pianta sacra ad Apollo, dio della poesia ma anche del sole, che viene associato al poeta e più in generale e all’anima maschile della poesia.
Un seconda data importante nella vicenda, e quindi nell’opera, è il 1348, morte della donna: tale data divide i testi in due gruppi, le rime in vita di Laura e le rime in morte, caratterizzate dal rimpianto per la perdita, ma anche dal processo di pentimento e purificazione, testimoniato per altro, anche se in modo parziale, dalla canzone finale, dedicata alla Vergine.
Il senso del tempo nel Canzoniere
Da notare, in più, che nel Canzoniere si sviluppa chiaramente il senso del tempo, che passa e lascia i suoi segni nello spazio e nelle persone. A questo proposito si tenga presente il sonetto XC, Erano i capei d'oro a l'aura sparsi, in cui in modo eccezionale rispetto ai canoni della poesia provenzale si racconta lo sfiorire della bellezza della donna:
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi
A livello filologico, è interessante ricordare che l’edizione dell’opera si basa sia sul codice Vaticano 3195, del 1374, che è un codice autografo parziale, ossia scritto solo in parte di pugno dell’autore; sia sul fondamentale Codice degli abbozzi, un autografo con varie stesure, note a margine, correzioni, riferimenti, che è per noi fondamentale per comprendere il modo in cui lavorava il poeta, quasi una sorta di immersione nel suo laboratorio poetico.