Come si scrive? "a pieno" o "appieno"? Ecco una guida alla risposta giusta
Non è semplice dire se si debba scrivere "a pieno" o "appieno", visto che entrambe le forme sono considerate corrette; dobbiamo capire, però, quale sia la migliore, con un po' di storia della lingua e indicazioni di carattere metodico.
Partiamo col dire che, in linea di massima, quella univerbata è la forma successiva, proprio perché frutto di unione tra due parole precedentemente separate; il caso in questione non è un'eccezione alla tendenza, nel senso che pure "appieno" si è originata da "a pieno", che è una locuzione avverbiale con l'accezione di "pienamente" o "del tutto"; per capire come trovare l'origine di una parola, basta usare gli strumenti appositi: dizionari storici di varia tipologia, siti specializzati (l'Accadeia della Crusca, per esempio) oppure reperti come la LIZ (oggi BIZ), che permettono di fare ricerca su un insieme corposo di testi letterari (questi ultimi non sufficienti, per dare conto dell'uso vivo); il vostro lavoro, ovviamente, cambierà in base al percorso che avrete intrapreso (senza escludere tutto il resto delle possibilità !).
Precisato questo, veniamo alla formazione di "appieno": il fenomeno è detto "univerbazione", cioè unione tra due o più parole (di quest'ultimo caso può essere un esempio "perlomeno"); si verifica, per di più, assieme a un altro, quello del raddoppiamento fonosintattico, di cui abbiamo largamente parlato in questo approfondimento: in sintesi, alcune parole (la preposizione semplice "a", in questo caso") causano il raddoppiamento fonetico (e grafico) della consonante ad esse successiva (quindi "pieno").
Oggi è molto più diffusa la forma "appieno" - come avveniva nell'Otto e Novecento, stando alla LIZ -; nell'italiano antico, però, entrambe le forme convivevano, con una maggiore diffusione di quella non univerbata; il nostro consiglio, dunque, è di scrivere "appieno" (almeno in contesti non altamente sorvegliati).