Riassunto del teatro di Niccolò Machiavelli con commento e analisi delle caratteristiche delle commedie La Mandragola e Clizia e dei temi generali
Oggi vogliamo proporvi un approfondimento dettagliato sul teatro di Niccolò Machiavelli, spiegando con cura le caratteristiche delle commedie e le tematiche di tutta l'opera dell'autore: ne vien fuori un riassunto che consente di affrontare con adeguata competenza e preparazione compiti in classe scritti e verifiche orali, come abbiamo già spiegato più volte nei precedenti appuntamenti dedicati all'autore del Principe (a tal proposito, vi segnaliamo il nostro saggio breve già svolto, che sicuramente vi tornerà utile in più occasioni). Ma veniamo al dunque.
Istorico, comico e tragico: è con questo tricolon di specialità letterarie che spesso si delinea la poliedricità di un artista come Niccolò Machiavelli. Le sue prime esercitazioni teatrali risalgono all'età giovanile e sono significativamente delle traduzioni o dei riadattamenti di testi teatrali latini secondo il gusto contemporaneo. I canoni classici avranno tanta influenza sulla sua opera indipendente, sia per quanto riguarda la scelta di temi, trame e personaggi-maschere, sia per le indulgenze stilistiche che si concederà quando arriverà per lui il tempo di sviluppare una poetica personalissima. Diede avvio alle danze con la traduzione dell'Eunuchus di Terenzio, elaborò quindi una riduzione in volgare dell'Aulularia di Plauto, per tornare infine ad occuparsi di Terenzio e della sua Andria (questa volta con ogni probabilità su commissione) sulla quale tornò più volte nel corso della sua vita per revisionarla, sgrezzarla, rifinirla.
Istorico, comico e tragico: è con questo tricolon di specialità letterarie che spesso si delinea la poliedricità di un artista come Niccolò Machiavelli. Le sue prime esercitazioni teatrali risalgono all'età giovanile e sono significativamente delle traduzioni o dei riadattamenti di testi teatrali latini secondo il gusto contemporaneo. I canoni classici avranno tanta influenza sulla sua opera indipendente, sia per quanto riguarda la scelta di temi, trame e personaggi-maschere, sia per le indulgenze stilistiche che si concederà quando arriverà per lui il tempo di sviluppare una poetica personalissima. Diede avvio alle danze con la traduzione dell'Eunuchus di Terenzio, elaborò quindi una riduzione in volgare dell'Aulularia di Plauto, per tornare infine ad occuparsi di Terenzio e della sua Andria (questa volta con ogni probabilità su commissione) sulla quale tornò più volte nel corso della sua vita per revisionarla, sgrezzarla, rifinirla.
Giunse
allora il momento di cimentarsi con una produzione originale, senza
mai lasciarsi alle spalle i venerati modelli latini. Nel 1518 stese
La mandragola
mentre nel 1525 toccò alla Clizia
vedere la luce. Da alcune lettere e altre carte storiche risulta poi
esserci stata una terza commedia andata perduta, chiamata Le
maschere e ispirata al
modello delle Nuvole
di Aristofane.
Approfondisci: leggi i nostri approfondimenti su opere e vita di Niccolò Machiavelli
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Le fonti latine delle commedie di Machiavelli
L'Asinaria,
la Càsina e il
Mercator di Plauto
offrono la base su cui s'innesta l'intreccio della Clizia
machiavelliana, ovvero, detta in soldoni, la storia di una
competizione amorosa tra un padre e un figlio per il possesso di una
fanciulla di bassa estrazione sociale, con regolare scioglimento
della tensione che vedrà sempre prevalere l'amore fresco del giovane
fresco su quello debosciato e fedifrago del vecchio; seguono il
momento dell'agnizione
(epifania o lancinante
presa di coscienza sulla propria identità, dapprima incerta e
nebulosa) della fanciulla - che si riscopre quasi sempre figlia di un
nobile – e il tanto sospirato matrimonio tra i due giovani amanti,
ora reso possibile perché finalmente dello stesso livello sociale.
Dall'Eunuchus
terenziano Machiavelli prende in prestito l'idea del travestimento
del servo aiutante per gabbare il vecchio forsennato. La
mandragola invece
recepirà la lezione di stile che Terenzio ripone nell'Andria
e costruirà una linea di
discendenza non mediata e consistente, più che in una ripresa
puntuale di temi e stilemi, nella citazione più o meno adattata di
frasi, modi di dire, tic linguistici, giochi di parole, dettagli
scenici e così via: trovate qui il nostro approfondimento su questa importante commedia di Machiavelli.
Le caratteristiche del teatro di Machiavelli e l'influenza della Poetica di Aristotele
Ma proseguiamo con il nostro riassunto sulle caratteristiche del teatro
di Machiavelli
soffermandoci sul rapporto con l'antichità: è risaputo che l'autore rispetta le normative prescritte da Aristotele nella Poetica
ed in particolare le unità
di spazio, tempo e
azione. Non sappiamo se
Machiavelli prese direttamente visione del testo del filosofo greco; più
probabilmente ne sentì parlare dai suoi amici. In effetti le commedie machiavelliane che ci
sono giunte sono ambientate in poche stanze, si consumano nell'arco
preciso di una giornata e seguono l'azione del protagonista e di
pochi altri personaggi (nella Clizia
l'azione è consapevolmente sdoppiata, perché si desidera mettere in
scena contemporaneamente le due trame parallele e antitetiche del
vecchio innamorato e della moglie indignata) con rari strappi alla
regola, e ben motivati da esigenze di copione.
La lingua delle commedie di Machiavelli
Altro
aspetto di particolare importanza riguarda la scelta della lingua.
Machiavelli si allinea con l'opinione espressa da Baldassarre Castiglione nel
dibattito sulla lingua letteraria sorta in quegli anni e - in
posizione chiaramente antibembiana - privilegia la lingua dialettale
corrente (il fiorentino, nel caso specifico) ad una koinè virtuale,
costruita a tavolino a partire da quegli elementi espressivi e
linguistici che le tre
corone fiorentine -
Dante, Petrarca e Boccaccio – hanno privilegiato nella definizione
della loro lingua identificativa.
Con questa scelta Machiavelli palesa il suo proposito di colorare la lingua della commedia di toni vivaci e vernacolari, ascrivendo la sua poetica ad un più robusto realismo. Così nella Mandragola troviamo una serie di motti, espressioni idiomatiche e proverbi per nulla letterari, ma anzi bassi e quotidiani, che accrescono il senso di comicità e verosimiglianza dell'atmosfera della commedia; tale preferenza per il vocabolo dialettale non si estinguerà quando a prevalere nella diatriba sarà proprio Bembo, ma percorrerà nella più sotterranea clandestinità la via della commedia e della satira con basse aspettative di letterarietà fino a quando Alessandro Manzoni non rimescolerà le carte in gioco.
Con questa scelta Machiavelli palesa il suo proposito di colorare la lingua della commedia di toni vivaci e vernacolari, ascrivendo la sua poetica ad un più robusto realismo. Così nella Mandragola troviamo una serie di motti, espressioni idiomatiche e proverbi per nulla letterari, ma anzi bassi e quotidiani, che accrescono il senso di comicità e verosimiglianza dell'atmosfera della commedia; tale preferenza per il vocabolo dialettale non si estinguerà quando a prevalere nella diatriba sarà proprio Bembo, ma percorrerà nella più sotterranea clandestinità la via della commedia e della satira con basse aspettative di letterarietà fino a quando Alessandro Manzoni non rimescolerà le carte in gioco.
Il dir male di Machiavelli nelle commedie: la vita che incontra l'opera
Per
concludere questo approfondimento sul teatro
di Machiavelli
accenneremo ad un aspetto essenziale della sua retorica, fittamente
collegato al suo profilo biografico. Ricorderete certamente che lui -
in maniera non molto diversa da Dante – conobbe
l'esilio, e lo conobbe
per volere dei Medici
durante la restaurazione della loro Signoria (qui trovate riassunto su biografia e opere): turbati dalla violenta
svolta in senso repubblicano che il popolo di Firenze aveva
appoggiato e dal voltafaccia di alcuni intellettuali e funzionari di
corte, i Medici si assicurarono questa volta di espungere perbene
dalla società fiorentina elementi di dubbia fedeltà, individui
sospetti o eccessivamente anticonformisti.
Da lì per molti anni in avvenire lo scrittore trascorse la sua vita lontano dall'adorata alta società, presso un ostello rurale, privato dell'onore di mettere la sua acutezza e la sua perizia ai servizi del regnante di turno. E mentre scriveva lettere al Vettori e al cancelliere affinché qualche anima pia lo reintegrasse nel bel mondo fiorentino – preghiere che vennero puntualmente disattese - e coltivava studi letterari per conto suo per uccidere l'ozio, nel suo cuore si formava, alla stregua di un tumore, una certa implacabile sete di vendetta e un'attitudine maligna e ispida verso non solo i suoi aguzzini ma verso l'umanità in generale, da appagare a colpi di humour pungente e salace misantropia. Questo sarcasmo amaro che chiameremo dir male, oltre a riversarsi copioso e in forma più compiuta e sistematica nel poemetto satirico l'Asino d'oro, lambisce le commedie in più punti, arrivando a condizionare pesantemente l'idea di umanità evincibile dal complesso delle due opere.
Approfondisci: leggi tutti i nostri approfondimenti di letteratura italiana per preparare compiti e interrogazioni
Da lì per molti anni in avvenire lo scrittore trascorse la sua vita lontano dall'adorata alta società, presso un ostello rurale, privato dell'onore di mettere la sua acutezza e la sua perizia ai servizi del regnante di turno. E mentre scriveva lettere al Vettori e al cancelliere affinché qualche anima pia lo reintegrasse nel bel mondo fiorentino – preghiere che vennero puntualmente disattese - e coltivava studi letterari per conto suo per uccidere l'ozio, nel suo cuore si formava, alla stregua di un tumore, una certa implacabile sete di vendetta e un'attitudine maligna e ispida verso non solo i suoi aguzzini ma verso l'umanità in generale, da appagare a colpi di humour pungente e salace misantropia. Questo sarcasmo amaro che chiameremo dir male, oltre a riversarsi copioso e in forma più compiuta e sistematica nel poemetto satirico l'Asino d'oro, lambisce le commedie in più punti, arrivando a condizionare pesantemente l'idea di umanità evincibile dal complesso delle due opere.
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I personaggi delle commedie nel teatro di Machiavelli
Non
a caso Fra' Timoteo
è un prete poco accorto e reprensibile, Messer
Nicia è un cavaliere
pomposo e ingenuo, l'inganno
e il tradimento
coniugale sono di casa sia nella Mandragola sia nella Clizia.
L'amore,
poi, non è affatto il sentimento trascendentale e nobilitante che
tanti lirici hanno decantato; si connota semmai di un velato candore
solo nel momento in cui viene consumato da due giovani. E poi ci sono
due finali sui quali è difficile dare un giudizio definitivo: se
quello della Mandragola si può definire lieto - nonostante ogni
canone etico-familiare venga ridicolizzato e sia proprio questa
spregiudicatezza a strapparci il sorriso – quello della Clizia non
lo è affatto: la figura
paterna è stata irrisa troppo pesantemente
perché, a commedia finita, si celebri con spensieratezza il restauro
dell'autorità e dell'ordine patriarcale (ricordiamo che il vecchio
Nicomaco
viene beffato e indotto a giacere con un travestito; dopodiché,
all'apice della cattiveria, Machiavelli lo fa diventare oggetto di
scherni e bastonate) mentre il matrimonio tra Cleandro
e Clizia
appare privo di quella soavità che si è soliti concedere in opere
di questo genere. Pur conscio di stare così affettando la struttura
fissata della commedia, che prevedrebbe invece un finale apertamente
felice, Machiavelli non resiste ad infondervi parte del suo
pessimismo antropologico
e scetticismo etico.
Approfondisci: leggi i nostri temi svolti d'attualità e letteratura per prepararti in vista dei compiti in classe
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Siamo sicuri che quest'analisi del teatro di Niccolò Machiavelli si rivelerà utile tanto per preparare un'interrogazione sull'autore quanto per preparare sintesi e commenti specifici delle tematiche e delle caratteristiche principali delle sue commedie.
La foto è tratta da Pixabay.com
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