Qual è il femminile di "avvocato"? Si dice e si scrive "avvocata", "avvocatessa" o la parola non cambia affatto?
Se si dice "l'avvocato" o "l'avvocatessa"? Non chiedetecelo perché finiremmo col rispondervi domani: scherzi a parte, il quesito non ha una risposta netta e merita delle considerazioni molto importanti.
Qualsiasi linguista o appassionato di lingua italiana vi dirà che in diverse circostanze non esistono risposte esclusive e che in particolari momenti o particolari contesti sono accettabili diverse soluzioni: questo stesso linguista vi spiegherà che tutto dipende dal fatto che la lingua è un sistema sì regolato da norme ma che altresì dipende moltissimo dall'uso che ne fanno i parlanti.
Una lingua in continuo cambiamento
Pensate, per esempio, ai tanti fenomeni di univerbazione: "da capo" che diventa "daccapo"; "là dove" che diventa "laddove"; oppure a cambiamenti come "lagrima" che diventa "lacrima"; insomma, la storia fa il suo corso, per un motivo o per un altro i parlanti cambiano modo di esprimersi, e quello che ne risulta - ovviamente dopo tanti e tanti anni - è una lingua in parte diversa da quella che registravano i vecchi testi di scuola o i libri che leggiamo e così via. Ma veniamo al punto.
Come reagirebbe la Boldrini?
Un tempo non avremmo avuto problemi a dire che avreste dovuto scrivere "l'avvocato", così come non avremmo avuto problemi a suggerirvi "il presidente" con riferimento a una donna; oggi, però, provate a farlo notare alla Presidente della Camera Boldrini e sicuramente vi risponderà, un po' indispettita, che il referente è donna e in quanto tale va indicato. Questo è proprio un esempio del fatto che la lingua è un sistema sociale, è influenzato dalle scelte della comunità e da questa non può prescindere.
Il femminile dei nomi di professione
Diciamo, quindi, che "il presidente", "l'avvocato" e tutti i nomi di professione riferiti a una donna possono mantenere la loro forma maschile (laddove non esistesse un femminile specifico: non dovreste mai dire *il dottor Anna Bianchi); hanno anche una forma femminile che può essere o una regolare uscita in -a ("l'avvocata" - come consiglia il Sabatini Coletti -) o in -essa (e non solo), come suggerisce Treccani.it, ovviamente per la fattispecie del caso.
Non è confusione
Ci sono vari consigli e varie prese di posizione: Treccani, per esempio, fa notare che "avvocatessa" è preferibile rispetto ad "avvvocata", forma non comune; il Sabatini Coletti, invece, dice il contrario. Varrà la pena riportare, a questo punto, le parole di Nicoletta Maraschio, presidente della Crusca in merito al cambiamento linguistico:
"Quello che ci
preoccupa è la tendenza ad abbandonare
dell'uso corretto della nostra lingua. La semplificazione
sintattica e lessicale rischiano di minare le fondamenta della
nostra società e della cultura" (via Repubblica.it).
Dite e scrivete pure "l'avvocata" e "l'avvocatessa", insomma, ma fate attenzione a non applicare questo criterio a tutti i casi: ricordate che ci sono delle regole che vanno seguite per formare il femminile e che la lingua è certo un sistema sociale ma non è completamente in balia degli eventi.